Al giorno d'oggi, ascoltare la musica è certamente molto più semplice di un tempo. Se qualche anno fa era assolutamente necessario acquistare i CD musicali oppure, al limite, ascoltare le proprie tracce preferite tramite Youtube, oggi si possono usare molteplici servizi di streaming (come Spotify o Apple music, ad esempio) per ascoltare tutta la musica desiderata ad un prezzo contenuto.

Tale meccanismo, nato solo da qualche anno, ha cambiato notevolmente l'industria musicale portando ad una progressiva diminuzione nelle vendite dei CD musicali. Tuttavia, gli autori (cantautori, in particolare) che decidono di portare i propri album 'in digitale' devono ricevere una royalty (ossia un pagamento) da parte del gestore del servizio di streaming.

Ebbene, sembra che una recente legge statunitense possa portare ad un incremento del quasi +50% del valore delle suddette royalties, con possibili effetti negativi sugli utenti. Ma procediamo con ordine.

Meno divario economico tra editore e cantautore, ma tariffe più alte per gli utenti

Attualmente, le royalties applicate nei confronti dei cantautori sono fissate ad un 10,5%. La nuova norma, emanata dal Copyright Royalty Board della United States Library of Congress e limitata esclusivamente agli Stati Uniti d'America porterebbe tali royalties ad un 15,1% per i prossimi 5 anni.

Se da un lato l'aumento di tale percentuale diminuisce il divario economico presente tra un cantautore e un editore, dall'altro aziende come spotify, Apple Music e Amazon Music Unlimited saranno costrette a sborsare una maggiore quantità di denaro.

Se il'danno economico' fosse troppo ingente, queste aziende potrebbero anche recuperare quanto perso aumentando le tariffe mensili per tutti gli utenti paganti.

La norma vale solo per gli USA, ma gli effetti potrebbero essere globali

Come precisato in precedenza, la norma influenza solamente il diritto statunitense. Bisogna però prestare attenzione ad un elemento fondamentale: l'aumento di prezzo non potrebbe essere circoscritto solamente agli USA in quanto tutti i servizi di streaming sono offerti con una tariffa valida in tutto il mondo (piccole differenze sono ammesse esclusivamente per il cambio valuta).

Insomma, per il momento non sono pervenute dichiarazioni da parte delle società di streaming. Resta il fatto che, se tale legge continuasse il proprio corso, il danno economico per Spotify & co. potrebbe essere ingente e potrebbe portare ad alcune scelte drastiche.