Nuova bufera sul social network più famoso al mondo. Lanciata nel febbraio del 2004, ed entrata ormai a far parte della vita di ognuno di noi, la piattaforma fondata da Mark Zuckerberg ha rivoluzionato l'era digitale e la quotidianità delle singole persone. Di recente, Facebook e il suo fondatore sono finiti nell'occhio del ciclone, in seguito alla notizia secondo cui la società avrebbe venduto i dati personali degli utenti iscritti ad un'altra azienda, la Cambridge Analytica. In base a quanto riportato dagli organi di stampa, sarebbero state sottratte le informazioni private di più di 50 milioni di persone, utilizzate in un secondo momento per influenzare le opinioni politiche degli elettori durante le presidenziali americane.

La società di Zuckerberg ha provato a difendersi, dichiarando che il social network non è l'unico ad utilizzare i dati sensibili degli iscritti a fini pubblicitari, facendo i nomi di altre aziende famose come Amazon e Twitter. Che le informazioni personali fossero sfruttate per indirizzare al meglio le campagne pubblicitarie, non è di certo una novità: a chi non è mai successo, ad esempio, di cercare un prodotto su Amazon e di vederlo poco dopo sponsorizzato su un'altra pagina web?

Tuttavia, ciò che viene contestato a Facebook non è il ricorso alle informazioni private per migliorare i servizi, ma l'averle vendute a terzi. Dopo questa bufera sono scattati una serie di controlli circa l'utilizzo dei dati all'interno dei social network, con risultati che potrebbero generare ulteriori problemi per le varie aziende.

Tracker JavaScript: ecco come possono rubare i dati

Grazie ad un controllo circa l'utilizzo delle nostre informazioni da parte di Facebook, è emersa un'ulteriore problematica che sarebbe legata al ricorso alla piattaforma di Zuckerberg. Sembra, infatti, che dopo aver effettuato il login all'interno del social, un tracker JavaScript sarebbe in grado di estrarre tutte le informazioni associate ad un account.

Dunque, non solo password o e-mail, ma anche città di nascita o di residenza. Il rapporto pubblicato da Web Freedom to Tinker ha elencato 431 siti che utilizzerebbero questo script, facendo sorgere negli utenti una semplice, ma quantomai importante domanda: dove finiscono questi dati? E come vengono utilizzati?

Nel frattempo, Facebook corre ai ripari, annunciando che il prossimo 25 maggio entrerà in vigore un nuovo regolamento per la salvaguardia della privacy degli utenti.