Ogni anno, da quando nel 2004 Google Inc. si è quotata a Wall Street, i due co-fondatori della società Larry Page e Sergey Brin, insieme o a turno, hanno scritto una lettera agli investitori. E ogni anno, nelle loro lettere i due visionari imprenditori della Silicon Valley hanno fatto in qualche modo riferimento all’intelligenza artificiale. Non fa eccezione nemmeno l’ultima lettera firmata da Brin in qualità di presidente di Alphabet, gruppo di cui fa parte Google in seguito alla riorganizzazione societaria avvenuta due anni fa. Mai prima d’ora però, l’argomento relativo alla rapidità della crescita della potenza di calcolo dei computer e della conseguente sempre più ampia sfera di applicazione dell’intelligenza artificiale, era stato così centrale nelle riflessioni degli inventori di quello che è ad oggi il più sofisticato e popolare algoritmo di ricerca Web, posto al centro di una galassia di applicazioni che va dalla posta elettronica fino alle automobili a guida autonoma.

Il costo della capacità di calcolo è sempre più basso

“Il potenziale di calcolo per affrontare problemi importanti non è mai stato così grande”, ha scritto Brin nella sua lettera. “Negli ultimi anni, il costo della capacità di calcolo ha continuato a calare. I processori ‘Pentium II’ utilizzati nel primo anno di attività di Google eseguivano circa 100 milioni di operazioni al secondo. Le GPU che usiamo oggi eseguono invece circa 20 trilioni di tali operazioni - un fattore circa 200mila volte superiore”. I datacenter di Google, secondo quanto riportato sul sito ufficiale della società, sono attualmente quindici, sparsi in tutto il mondo. La maggior parte si trova in USA, due sono invece in Asia - a Taiwan e Singapore - e quattro in Europa: in Irlanda, Paesi Bassi, Finlandia e Belgio.

Nel febbraio scorso, il quotidiano belga ‘De Tijd’ ha rivelato che Google ha intenzione di investire ulteriori 250 milioni di dollari per ampliare il datacenter che si trova a Saint-Ghislain, una cittadina di circa 20mila abitanti poco distante dal confine con la Francia.

'Le implicazioni del progresso dell’AI richiedono responsabilità, attenzione e umiltà'

“Quando abbiamo avviato la società”, ha continuato Brin nella sua lettera, “le reti neurali erano finite nel dimenticatoio. Eppure oggi questa tecnologia ha trovato un numero incredibile di applicazioni che portano nuove domande e responsabilità”.

Gli interrogativi posti da Brin, il quale parla dell'intelligenza artificiale come dello sviluppo più significativo dell’informatica a cui abbia mai assistito, riguardano il lavoro, l’equità, la manipolazione delle persone e la loro sicurezza: “Ci sono questioni legittime e pertinenti che vengono sollevate, in tutto il mondo, sulle implicazioni e sull’impatto di questi progressi, siamo su una strada che dobbiamo percorrere con responsabilità, attenzione e umiltà profonde”, ha concluso, citando anche nella sua lettera l'introduzione del romanzo di Charles Dickens ‘Storia delle due città’, nel passo che recita “è stato il migliore dei tempi, è stato il peggiore dei tempi”, frase che evidentemente per il co-fondatore di Google sintetizza l’epoca in cui viviamo.

Brin non ha fatto cenno alla collaborazione tra Alphabet e il Pentagono

Brin, nella sua lettera agli investitori, non ha fatto menzione alle recenti critiche di cui è stata oggetto Alphabet proprio sul fronte dell’utilizzo dell’ai, dopo che è emersa la notizia secondo cui il gruppo di Mountain View sta collaborando con il Dipartimento della Difesa americano a un progetto denominato ‘Project Maven’, il quale ha l’obiettivo di sviluppare un software che sarà utilizzato a bordo di droni militari. Più di tremila dipendenti Google hanno protestato apertamente contro il progetto Maven, firmando una lettera indirizzata all’amministratore delegato Sundar Pichai: “Riteniamo che Google non dovrebbe occuparsi della guerra”, hanno scritto i dipendenti del colosso californiano.

Questo contratto mette a rischio la reputazione di Google e si oppone direttamente ai nostri valori fondamentali. Costruire questa tecnologia per assistere il governo degli Stati Uniti nella sorveglianza militare - con i risultati potenzialmente letali che ne derivano - non è accettabile”.

Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che il coinvolgimento di Google nel progetto Maven sia avvenuto dopo che Eric Schmidt, per molti anni uno dei più importanti dirigenti della società e fino a pochi mesi fa presidente di Alphabet, è stato chiamato alla guida del team interno al Pentagono denominato Innovation Advisory Board, un comitato federale indipendente che effettua consulenze in merito all’analisi dei dati e alle potenziali soluzioni basate sul cloud.

Lo scorso 6 aprile, Schmidt ha partecipato a una conferenza all’Università di Yale organizzata da Henry Kissinger, più volte segretario di stato USA. Secondo quanto riferito in un articolo pubblicato sul sito ‘Counterpunch’ a firma del professore associato di Yale Michael Kwet, l’ex presidente di Alphabet nel suo intervento ha definito “un grande onore” essere sullo stesso palco con Kissinger e ha dichiarato che gli Stati Uniti devono sviluppare l’AI per difendersi dai loro nemici di oggi, come Cina e Russia. Alcuni studenti hanno protestato e due di loro sono stati espulsi dalla sala della conferenza.