All'E3 2018 di Los Angeles, il videogioco si è mostrato in una nuova veste. Se è vero che già esistevano - ma erano relativamente pochi - Videogiochi avevano come protagonista un personaggio femminile disinibito e indomito, quest'anno sembra quasi che gli sviluppatori si siano messi d'accordo: la maggior parte dei titoli ha donne protagoniste, in alcuni casi anche omosessuali che vivono la loro storia d'amore. Insomma, non più solo uno svago di nicchia per nerd come in tanti lo immaginavano fino a pochi anni fa, ma un vero e proprio fenomeno sociale che riflette e modella la psicologia e la fenomenologia degli eventi attuali meglio di quanto film o libri possano mai fare, per la sua stessa natura di mettere il giocatore al centro della storia.

E quest'anno sono state le donne e le campagne sulla parità dei diritti le vere novità dei videogames.

Uno specchio verso il mondo

Per tutto ciò che riguarda la cultura di massa, le mode, le battaglie sociali, i videogames rispondono in maniera artistica e con variabili gradi di velatura alle esigenze del periodo. Se si prendono i singoli titoli usciti nel corso degli anni è possibile estrapolarne un ritratto del corso degli eventi che riassume e rappresenta con estrema accuratezza il progresso sociale e culturale dell'umanità. E all'E3 2018, l'annuale fiera dell'intrattenimento elettronico di Los Angeles, gli sviluppatori hanno dimostrato di volersi adattare alle richieste del momento. Le battaglie per l'uguaglianza tra uomo e donna e la parità dei diritti della comunità LGBT che contraddistinguono le rivoluzioni degli ultimi anni, stanno influenzando immancabilmente anche il mondo videoludico.

La donna al pari dell'uomo

Quello su cui gli sviluppatori si sono incentrati quest'anno in maniera inaspettatamente unanime è stata la figura femminile all'interno dei giochi. Certo non è la prima volta che ci capita di giocare nei panni di una donna - la serie Tomb Raider racconta le avventure di Lara Croft da decenni ormai - ma forse è la prima volta che tale pratica è usata per scopi non solo commerciali.

Infatti, i primi modelli poligonali di Lara Croft erano realizzati per alimentare l'appeal di un pubblico prettamente maschile, con seni prosperosi e una sensualità a volte persino grottesca, e il successo della serie dagli anni '90 ad oggi è merito senz'altro anche di questo. Ma la figura dell'archeologa avventuriera si è evoluta negli anni fino a diventare più proporzionata, meno sensuale, più umana e reale a tal punto da diventare attrattiva anche per le donne stesse, come modello, come immagine di quello che la donna è nel mondo: autonoma, coraggiosa, forte, e non solo un qualcosa di estetico.

Ciò che il mondo purtroppo ha cercato in tutti i modi di ignorare. Alla fiera del gioco, per la prima volta non c'erano modelle in abiti succinti a salutare ed ammiccare verso i nerd. Le uniche ragazze vestite in maniera "particolare" erano le cosplayers, le quali decidono in autonomia di vestirsi come i personaggi dei loro videogiochi preferiti, per svago e non solo per lavoro. E già questo è un segno inconfutabile che qualcosa di positivo sta succedendo.

Protagoniste femminili alla riscossa

Per non parlare poi del numero sempre crescente di titoli videoludici che per la prima volta vedono come protagonista una donna. A prescindere dai marchi storici che in capitoli come Shadow Of The Tomb Raider riconfermano la potenza femminile come medium narrativo, marchi tripla A come The Last Of Us: Part II e Assassin's Creed: Odyssey introducono per la prima volta (più o meno) una donna al centro delle vicende narrate e come punto di vista attraverso il quale si snoda la trama.

"Più o meno" perché in un modo o nell'altro le donne in questi giochi ci sono sempre state, da Ellie nel primo The Last Of Us che figurava solo come spalla di Joel, il vero protagonista, alle piccole e timide apparizione di assassine nella saga di Assassin's Creed che mai come questa volta sono state veri punti focali dei capitoli principali.

In The Last Of Us: Part II poi, ciò che ha fatto più parlare (in maniera positiva), e ciò che molti dei critici identificano come la vera rivoluzione di quest'anno, è stata la presentazione di Ellie come una ragazza maggiorenne coinvolta in una relazione omosessuale, mostrata attraverso un bacio nel trailer di presentazione del nuovo capitolo della saga.

Un segno importante, che indica come in questo videogame sarà la donna la forza conduttrice (non più sotto l'ala protettrice di Joel) e che la trama tratterà in maniera particolare il tema dell'omosessualità all'interno di un contesto post-apocalittico tipico della serie, sviluppando esplicitamente quello che nel primo capitolo era stato solo accennato in maniera piuttosto velata.

Donne anche nella Seconda Guerra Mondiale

Tanti i titoli in cui impersonare una donna dunque, anche in generi dove ci si aspetterebbe un enorme uomo super-pompato e pieno di testosterone. È il caso di Gears Of War 5, uno sparatutto violento e frenetico dove stavolta a triturare le locuste sarà Kait Diaz, che nel capitolo precedente figurava solo come spalla.

Una ragazza che ai suoi commilitoni non ha nulla da invidiare. Ma non sono mancate le critiche.

Se in questo videogioco la presenza femminile in una guerra contro gli alieni sembra comunque giustificata considerando i tempi moderni e il futuro, in Battlefield V la cosa non è sembrata a tutti altrettanto accettabile. Molti hanno criticato la "forzatura" di Dice, casa produttrice dello sparatutto, di inserire volutamente delle donne tra i soldati per soddisfare il nuovo mercato, senza però rispettare l'accuratezza storica. Da un lato il ragionamento potrebbe avere anche un filo logico, il mondo videoludico è ormai alimentato per il 45% da donne (dati ricavati proprio dall'E3 2018) e il mercato inevitabilmente deve soddisfare la richiesta di personaggi femminili nei giochi di guerra.

Dall'altro però si tratta comunque di un videogame, e l'accuratezza storica non è certo un requisito fondamentale, considerando oltretutto che a quanto pare le donne hanno combattuto davvero durante la Seconda Guerra Mondiale (anche se in circostanze anomale) e che le critiche non vengono certo da storici qualificati, ma da un esiguo gruppo critici dietro ad una tastiera. La risposta di Dice vale un po' per tutti: se non volete donne in un videogioco, semplicemente non compratelo.