In questi giorni in cui è necessario il distanziamento sociale, è sempre più forte il bisogno di comunicare a distanza [VIDEO], sia per rivedersi con amici e parenti e sia per necessità lavorative. Per questo motivo si deve ricorrere all'utilizzo di app in grado di effettuare videochiamate [VIDEO] e videoconferenze di gruppo. Così entra in campo Zoom, l’applicazione del momento. Ma spunta l’ombra del rischio privacy. Secondo una ricerca fatta dal sito specializzato Motherboard, infatti, l’applicazione invierebbe a Facebook i dati degli utenti.
La ricerca
Il sito specializzato hi-tech Motherboard ha di recente pubblicato sul proprio sito un’attenta indagine sull'applicazione Zoom e sui modi con cui l'app raccoglie e condivide i dati degli utenti, soprattutto con la versione iOS. “La società non chiarisce in alcun modo che sta inviando alcuni dati analitici a Facebook”, si esprime l’articolo, “e questo avviene anche se gli utenti Zoom non hanno alcun account sul social network”. Anche Pat Walshe, attivista di Privacy Matters, ha analizzato con attenzione l’informativa sulla privacy di Zoom e su Twitter ha espresso tutte le sue perplessità in merito: “Le impostazioni predefinite di Zoom non sono sicure”.
"Zoom default settings are NOT secure. Here is what can go wrong, and how to stop it." https://t.co/IHHs3CH0aK
As with any app or web service - please check default privacy, security, and communications settings.
— Privacy Matters (@PrivacyMatters) March 27, 2020
Nella sua indagine, Motherboard, ribadisce che nel momento in cui l’applicazione Zoom viene aperta, si connette direttamente alle API Graph di Facebook.
“Viene condiviso il momento in cui l’utente apre l'app, i dettagli sul dispositivo utilizzato, il fuso orario e la città da cui si connette ed anche il gestore telefonico che sta utilizzando”. In più, viene specificato anche che tutti questi dati vengono elaborati dalle aziende e possono essere utilizzati per indirizzare ogni utente a specifici annunci pubblicitari.
Sulla questione è intervenuto anche Will Strafach, un ricercatore iOS che si occupa di privacy e fondatore dell'app Guardian Firewall, condividendo sul suo profilo Twitter diversi post in cui si metteva in dubbio la chiarezza di Zoom proprio sull'aspetto della privacy degli utenti.
La risposta di Facebook
La risposta all'indagine di Motherboard da parte della piattaforma di Mark Zuckerberg non si è fatta attendere.
"Il fatto che gli sviluppatori condividano informazioni con varie piattaforme per l'analisi dei dati e la pubblicità è ormai una prassi diffusa. Noi di Facebook utilizziamo i dati che le aziende ci forniscono nei modi indicati nella nostra Normativa sui dati. Per questo invitiamo gli sviluppatori di app ad una maggiore chiarezza con i propri utenti sulle modalità di condivisione dati", questo è ciò che ha dichiarato un portavoce di Facebook tramite una nota riportata dall'Ansa.