Quando, la mattina del 20 maggio Giuseppe Recchi si accingeva a presiedere la sua prima e insolitamente, ma non inspiegabilmente, affollata assemblea degli azionisti Telecom, sicuramente avrà ripensato, ancora una volta, alla sua lunga esperienza statunitense ed al pragmatismo anglosassone che l'ha inevitabilmente influenzata.
A dir la verità, del suo pragmatismo Recchi aveva già fornito un vero e proprio saggio a febbraio dell'anno scorso, alla scadenza del suo mandato in Eni ed in procinto di divenire presidente Telecom, quando, alla presentazione del suo libro Nuove energie, dichiarava, come riporta Francesca Basso sul Corriere della Sera: "Tutto quello che crea la competitività di un Paese va pianificato per tempo: la digitalizzazione prima che la sua mancanza diventi un problema …é una forma mentis da applicare a tutte le riforme: più pragmatismo e meno ideologia".
L'assemblea degli azionisti Telecom
Così, di fronte al 57% dell'azionariato che vedeva per la prima volta la presenza fisica dei rappresentanti della Caisse Des Depots Et Consignations, l'equivalente francese della nostra Cassa Depositi e Prestiti, socio in affari di Vincent Bolloré nel gruppo Vivendi, prossimo azionista di rilievo in Telecom, il presidente Recchi deve essersi ricordato del proverbio inglese che recita : "If you can't beat them, join them" ovvero: "Se non puoi batterli, unisciti a loro" e, a proposito del progetto Metroweb e dell'entrata in scena di Enel, ha dichiarato: "Non abbiamo alcuna posizione preconcetta rispetto all'idea di intraprendere un cammino comune con altri soggetti. Le condizioni di questo cammino però devono essere tali da poter creare maggior valore per i nostri azionisti". Pragmatismo puro. A seguito di questa affermazione, nella giornata del 22 si sono potute leggere dichiarazioni molto più esplicite, sia da parte di fonti governative, che da parte dell'amministratore delegato di Telecom Marco Patuano, le quali hanno fatto seguito a quelle rilasciate dal numero uno di Enel Francesco Starace.