Telecom Italia sfrutta il suo enorme vantaggio competitivo nel mercato della rete telefonica cablata e rompe la complessa e controversa trattativa per il controllo di Metroweb per rinsaldare l'accordo tecnico operativo, già in essere con Fastweb dal 2012, stipulando un nuovo programma di intenti che coinvolge anche la francese Alcatel Lucent e la cinese Huawei.

Il nuovo accordo

Il M.o.U. (memorandum of understanding) firmato il 24 aprile e valido fino a dicembre 2016, prevede per le due società telefoniche, senza vincoli di esclusiva, un primo periodo sperimentale, da effettuare separatamente nei rispettivi laboratori, che si concluderà ad ottobre di quest'anno, della tecnologia innovativa ad ultra banda larga Vdsl Enhanced (o E-Vdsl) fornita da Alcatel e Huawei; poi una seconda fase comune di applicazione, in alcune zone d'Italia già connesse in fibra ottica, direttamente presso la rispettiva clientela.

La diversa posizione del Governo e di Metroweb

Telecom e Fastweb quindi, pur non rinunciando, ovviamente, ai rispettivi precedenti progetti di fornitura del collegamento a fibra ottica fino nelle abitazioni dei clienti o al massimo alla base del loro palazzo (tecnologia sulla quale continua a puntare Metroweb, la società controllata dallo Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, efficacissima ma lunga nei tempi di realizzazione, molto costosa e ricca di insidie operative), virano decisamente verso una soluzione innovativa e ampiamente diffusa in Europa. Questa scelta permetterà a Telecom di non disperdere il patrimonio esistente della attuale cablatura in rame (il caro "doppino" telefonico che abbiamo tutti nelle nostre case) e di unirlo alla sempre più vasta e diffusa cablatura in fibra ottica che con questa nuova tecnologia si fermerà agli armadietti, o cabinet, posti sulle strade ad una distanza media, in Italia, di circa 250 metri dalle nostre abitazioni.

La nuova tecnologia E-Vdsl

Nei cabinet stradali, a raccordare i due tipi di cablatura e di segnale veicolato, verranno posti dei particolari modem che funzioneranno appunto con la tecnologia E-Vdsl, in grado di trasportare su un cavo di rame di quella lunghezza (quindi con un rumore e una dispersione che non comprometteranno la qualità del segnale) una quantità di informazioni che potrà oscillare da un minimo di 30 Megabit al secondo ad un massimo teorico di 100 Mb/s che oggi più realisticamente saranno 50/60, ma che in un prossimo futuro potranno arrivare anche a 500 Mb/s.

Le direttive europee in materia di "digital divide"

Questi valori ci permetterebbero di rispettare le direttive europee in materia le quali impongono, a tutti i Paesi entro il 2020, di raggiungere il 100% della popolazione con almeno 30 Mbit/s ed il 50% con 100. L'Italia, in questo campo, ha perso molto tempo nel tentare di decidere quale tecnologia utilizzare e si è impantanata perdendo circa tre anni rispetto a molti Paesi europei. I dati ufficiali parlano di un 43% di territorio coperto da una connessione a 30 Mb/s e solo l'uno per cento a 100 Mega bit al secondo. Questo accordo vuole forzare la mano al governo che dal canto suo continua, disperatamente forse, a mediare con Telecom e ad accordarsi sia con Vodafone che con Wind, ostinandosi a difendere la tecnologia Ftth (Fiber to the home) sposata da Metroweb.