#Whatsapp ha avuto un aprile 2018 particolarmente attivo. La popolare app di messaggistica è stata interessata da una serie di update che, pur non cambiandone il volto, l'hanno rinnovata e arricchita di funzionalità. La piattaforma, acquistata nel 2014 da Facebook e Mark Zuckerberg, continua a mantenere la leadership in fatto di messaggistica. Dando un'occhiata alle statistiche di download dai vari store non esiste un concorrente che riesca a raggiungere il medesimo livello di diffusione.

Un servizio di cui si fatica a fare a meno e che ha sicuramente cambiato e facilitato il modo di comunicare.

Ma come molti strumenti che il web offre ha un rovescio della medaglia che spesso viene trascurato dall'utenza, preoccupata unicamente di usufruire di ciò che gli si viene proposto.

Whatsapp: il divieto degli under 16

Il termine Gdpr non è altro che l'acronimo di un regolamento attraverso cui l'Unione Europea intende riservare dalle norme a tutte quelle entità che vengono in possesso di dati e si occupano del successivo trattamento. Una giurisdizione a cui a partire dal prossimo maggio dovranno sottostare anche le creature di proprietà di Zuckerberg: Facebook e Whatsapp in primis. Sta, ad esempio, facendo molto rumore il fatto che, almeno in teoria, Whatsapp sarebbe vietato a chi ha meno di sedici anni.

In attesa di capire come si possa far si che la regola venga rispettata può diventare oggetto d'attenzione un fatto che prima veniva sottovalutato, ma che dopo i fatti di Facebook e Cambridge Analytica finisce spesso sotto la lente d'ingrandimento.

Whatsapp: il parere degli esperti

Whatsapp, un tempo, costava meno di un euro all'anno.

Da qualche anno, invece, è completamente gratis. Il fatto però che abbia dovuto sottostare alla Gdpr secondo l'avvocato Scorza, esperto di diritto di internet e già componente del Team Digitale di Palazzo Chigi, Diversi organi di informazione, tra cui liberoquotidiano.it, riportano il suo pensiero secondo cui questi ultimi sviluppi che portano al divieto ai minori di sedici anni sono la certificazione che il servizio non è gratis.

Viene, infatti, vietato a chi è ancora troppo giovane la possibilità di stipulare un contratto con un'azienda come Whatsapp che in cambio del servizio si riserva la possibilità di trattare i dati. Il costo che ogni utente paga per poterlo utilizzare. Nessun pericolo per le conversazioni, ma quello che potrebbe entrare in possesso dell'erogatore del servizio ci sono dei meta dati quali la posizione, lo smartphone che utilizziamo e tante altre piccole cose che potrebbero tornare utili a chi ne viene a conoscenza.