Meglio un panino con il maialino o un hot dog? Oppure un bel fritto misto del golfo al posto del fish and chips? A voi l’ardua sentenza. Sta di fatto che in tutta Italia, parola di Coldiretti, la ristorazione ambulante (per dirla in inglese lo streetfood) è cresciuta del 13% rispetto allo scorso anno, arrivando a contare ben 2.271 imprese impegnate in tutta la penisola nel 2016.
I dati, pubblicati nello studio “Cibo di strada tra rischi ed opportunità” riguardano tutte le regioni. E pensate che nella sola Sardegna sono ben 128 le imprese registrate nel 2016, circa 20 in più rispetto a quelle dell’anno precedente.
Nella lista stilata da Coldiretti, al vertice c'è la Lombardiacon 288 “street food”, seguita daPuglia (271) e Lazio (237).Fanalino di coda la Valle d’Aosta con 5 realtà: comunque 2 in più rispetto all’anno scorso.
Maialetto da strada
In Sardegna, il primo vero è proprio “street food” inteso come ristorante su ruote, è stato aperto poco più di un anno fa ad Arbatax. Si chiama “Lucitta” ed è una sorta di cucina ambulantededicata agli amanti del cibo prelibato.Nel portale "Cibodastrada" troviamo anche tanti altri “street food” isolani. Come ad esempio il Babbai di Urzulei, lungo la strada che porta da Baunei a Dorgali, che offre anche da asporto i migliori piatti della cucina sarda. O il MeC Puddu’s di Santa Maria Navaresse, costretto a dover modificare la propria insegna dopo una querelle con la multinazionale McDonald’s che l’accusava di averle rubato il nome.
Per non palare poi de “su Paninu ‘Omu” a Villasimius o il re della fainè, Pizzalandya, che si trova a Carloforte. Insomma cibi tipici della tradizione isolana adatti a chi non ha problemi di colesterolo.
Cibi per tutti i gusti
Nelle elaborazioni, effettuate dalla Coldiretti su dati Unioncamere, risulta che quasi due italiani su tre hanno consumato "cibo da strada", il 65 per cento.
“Il cibo della tradizione locale – dichiara l’associazione degli agricoltori all’agenzia Ansa – è tra l’altro il preferito (81 per cento), mentre il 13 per cento sceglie quello internazionale come gli hot dog. Si fermano al sei per cento gli amanti del kebab. A fare impennare i dati dei consumi sono stati comunque in particolare i turisti stranieri, il 62 per cento, che scelgono proprio l’Italia per il famoso “food shopping”. Girano insomma le città alla ricerca delle prelibatezze esclusivamente made in Italy.