95 tesi, scritte su fogli colorati e appese in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione di Torino, ai fili che corrono tra due lampioni. Attorno, un tappeto di libri di testo. Così si è svolta, domenica scorsa 22 marzo, la protesta degli studenti torinesi contro la didattica a distanza ma con lo sguardo alla Scuola del futuro
La manifestazione
A guidare la manifestazione è stato il collettivo Rinascimento Studentesco, uno dei più attivi a livello cittadino, che si è dichiaratamente ispirato alla tradizione secondo cui Lutero appese le proprie 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg, dando così origine alla Riforma Protestante.
E una riforma è ciò che auspicano anche gli studenti torinesi, come affermato dalla portavoce del collettivo, Martina Culotta: “Vogliamo che la scuola cambi”, ha dichiarato, in quanto l’attuale situazione di Dad avrebbe "evidenziato problemi cronici” dell’intero sistema scolastico. Problemi che questa protesta ha voluto portare alla luce del sole in modo che, nelle intenzioni degli studenti, tutti possano capire quanto lavoro ci sia da fare per generare un miglioramento concreto.
Gli studenti vogliono una scuola democratica
Le proposte degli studenti vorrebbero orientare la scuola in una direzione maggiormente democratica, con un “più studenti nei Consigli di Istituto”, viaggi di istruzione obbligatori ed accessibili a chiunque, l’abolizione dei requisiti di voto per accedere alle superiori, test d’ingresso gratuiti per l’università e un sistema di orientamento più efficace, sia tra medie e superiori che tra queste ultime e il mondo universitario.
Chiedono una scuola in cui tutti possano parlare, indipendentemente dalle origini o dal sesso, in cui lo Stato intervenga per aiutare gli studenti in difficoltà economiche, ma dimostrano anche attenzione alla parità di genere, con l’istituzione di bagni unisex, e scatole di assorbenti gratuiti alle ragazze “per combattere la povertà mestruale”.
Presidi e docenti
Nell’elenco non sono stati dimenticati nemmeno i docenti e il personale scolastico. Gli studenti vorrebbero insegnanti maggiormente qualificati e sottoposti ad una valutazione periodica, che godano di una retribuzione adeguata “alla difficoltà e all’importanza sociale del mestiere”, e allo stesso tempo chiedono maggiori controlli per le assenze dei docenti, indicando una chiara mancanza di fiducia verso la professionalità e l’onestà dei loro insegnanti attuali.
Anche a livello organizzativo, le richieste parlano di classi composte da non più di 20 studenti e complessi scolastici più piccoli e più gestibili, alleviando così il carico di responsabilità che grava sui presidi. E poi ancora uno sportello psicologico, la possibilità di usufruire della scuola durante il pomeriggio, sia per svolgere i compiti sia per partecipare a laboratori e attività sportive.
Didattica
Dal punto di vista della didattica, gli studenti chiedono una scuola che li aiuti a vivere nel mondo attuale ed a comprenderne i meccanismi, con ore di economia, educazione civica, sessuologia, la riconversione di alcune ore di scienze in ore dedicate al tema ambientale e, infine, lezioni e dibattiti su grandi temi come mafia, bullismo, politica e violenza di genere.
Sognano una scuola laica, senza crocifissi e con le ore di religione sostituite da quelle di storia delle religioni, una scuola in cui le lezioni frontali lasciano spazio anche a conferenze e visite a mostre e musei e la ricreazione sia un momento di confronto tra gli studenti. Qualcuno si spinge a chiedere una riforma totale dei cicli scolastici, con le scuole medie più lunghe in modo da permettere la specializzazione alle superiori, e la ridistribuzione delle vacanze durante l’anno.