Un gruppo di ventenni, quasi tutti compagni di università, ha organizzato sabato scorso una festa segreta a Torino, nel quartiere Falchera, in barba al divieto di assembramento. Gli inviti hanno viaggiato su Telegram, l’app di messaggistica istantanea considerata più sicura e discreta. E la discrezione avrebbe dovuto essere, almeno nell’idea degli organizzatori, la chiave di tutto: “Lasciate stare i social”, si scrivevano l’un l’altro. E ancora: “Non postate storie su Instragram o video su Tik Tok”. Profilo basso, si sarebbe detto una volta.
La loro discrezione, però, si è rivolta solo al mondo digitale e non a quello reale, ed è stato proprio questo non trascurabile dettaglio a porre fine alla festa quando i vicini di casa, disturbati dal rumore e dalla musica, hanno deciso chiamare i carabinieri.
La festa
Il luogo prescelto è stato un grande appartamento vuoto del quartiere Falchera, in via Leinì 162, che gli organizzatori della festa hanno trasformato in una piccola discoteca artigianale. Hanno pensato a tutto: dj set, luci psichedeliche, bancone per il bar ben rifornito di bottiglie e bicchieri, persino i controlli all’ingresso. Gli invitati, tutti ragazzi tra i 20 e i 25 anni, sono arrivati sabato sera, alla spicciolata, cercando di evitare di attirare l’attenzione, ma non sono sfuggiti all’occhio dei residenti, insospettiti dal via vai in un cortile dove non passa mai nessuno perché, a parte una scuola di ballo chiusa ormai da oltre un anno, non c’è nulla.
Poi la festa è iniziata con la musica ad alto volume e le luci a intermittenza, visibili attraverso le finestre, ed a quel punto i vicini hanno deciso di telefonare ai carabinieri e denunciare quello che stava accadendo.
“In quell’appartamento c’è una festa, venite”, hanno detto ai militari della stazione carabinieri di Borgata Falchera.
Il blitz
I carabinieri sono arrivati sul posto quindici minuti dopo la mezzanotte. Hanno trovato la musica spenta e le luci psichedeliche abbassate, ma i segni della festa erano evidenti, a partire dalla palla stroboscopica appesa al soffitto.
Poi bottiglie di vetro sparse ovunque, la console del dj. Troppe prove evidenti per poter fingere che non fosse successo niente. L’allegria ha lasciato posto al panico. C’è stato chi ha tentato di nascondersi in bagno, chi ha cercato di calarsi dalle finestre e di scappare. Altri hanno chiesto scusa e, indossata in fretta la mascherina, si sono giustificati dicendo di essere finiti al party per caso.
“Ho seguito mio fratello. Non pensavo mi sarei ritrovato a una festa”, si è difeso uno dei fermati, ma a nulla son valse scuse e giustificazioni, e per 16 giovani sono scattate l’identificazione e la sanzione per la violazione delle norme anti-Covid.
Gli organizzatori, due dei ragazzi, hanno confessato di aver affittato la casa appositamente, facendo prima il nome di un’agenzia e poi quello di due privati. Nessuna delle parti chiamate in causa, però, ha confermato la loro versione, e gli accertamenti per risalire alla proprietà del locale sono ancora in corso.