Dal 1° aprile tornerà attiva a Torino la tassa di soggiorno. Era stata sospesa per nove mesi, sul territorio della città e di molti comuni limitrofi, per dare una boccata di ossigeno al settore turistico, gravemente colpito dalla crisi economica che accompagna l’emergenza sanitaria del Covid. La sospensione rimarrà valida fino a giugno per i comuni dell’area Nord-Est del capoluogo (Caselle, Borgaro, San Mauro, San Benigno, Volpiano e Settimo Torinese), ma sarà reintrodotta a Torino città. La notizia ha fatto scattare le proteste degli albergatori, già duramente provati dalla crisi.

La sospensione della tassa

La tassa era stata sospesa durante gli ultimi due trimestri del 2020 e anche per il primo trimestre del 2021, in modo da non gravare ulteriormente sul settore turistico, che nella sola Torino ha registrato un crollo complessivo del fatturato superiore all’80%. Con l’approssimarsi della scadenza della sospensione, le associazioni di categoria avevano sollecitato un’estensione della stessa, ma il comune ha deciso di negarla e procedere con la reintroduzione della tassa.

“Le nostre strutture [sono] aperte ma vuote”, si lamenta il presidente della sezione cittadina di Federalberghi, Fabio Borio auspicando che l’amministrazione comunale stia elaborando qualche forma di aiuto alle imprese, come la cancellazione degli altri tributi locali, perché dopo 14 mesi di pandemia e chiusure continue le imprese ricettive “sono allo stremo”.

Tanto più che, con la cancellazione degli spostamenti per Pasqua e per i ponti primaverili, le strutture alberghiere segneranno l’ennesimo mancato guadagno.

La reazione delle associazioni di categoria

I clienti attualmente presenti nelle strutture alberghiere del capoluogo piemontese sono in trasferta per motivi di lavoro, come spiega la presidentessa di Assohotel Confesercenti, Giulia Beccaris, sottolineando come il pagamento dell’imposta generi una “disastrosa” competitività al ribasso per il settore ricettivo.

La presidentessa Beccaris ha anche avanzato anche la proposta che per i clienti business sia previsto di poter pagare la tassa di soggiorno solo una volta al mese, dal momento che occupano la stessa struttura più volte e per motivi di lavoro, e che tutti i proventi vengano reinvestiti nel settore alberghiero.

Dello stesso avviso è Federico De Giuli, presidente del Gruppo Turistico Alberghiero (Unione Industriale), che auspica che gli incassi della tassa di soggiorno vengano “integralmente spesi” per lo studio e l’attuazione di un piano per la ripartenza che coinvolga operatori del settore e tecnici.

Anche Giorgio Marsiaj, presidente torinese dell’Unione Industriale, considera “inspiegabile” la reintroduzione della tassa, esprimendo la propria meraviglia per un provvedimento che non aiuta affatto il settore ricettivo “nonostante le ripetute dichiarazioni dell’amministrazione” in tal senso.