Fase di impasse a novembre 2014 nelle indagini relative al caso Yara Gambirasio: siamo rimasti alla notizia che Massimo Bossetti non è più in isolamento e che i suoi avvocati chiederanno un nuovo incidente probatorio per esaminare il dna trovato sui leggins della tredicenne di Brembate.

Cosa può essere accaduto, ipotesi su quel giorno maledetto

Proviamo di seguito a fornire una ricostruzione dell'accaduto anche perché è trascorso tanto tempo da quel triste giorno, cercando di sintetizzare le drammatiche vicende che portarono alla fine di Yara Gambirasio, con comprensibile disperazione dei suoi familiari.

Partiamo da un dato concreto, nell'ipotesi che davvero il responsabile sia Bossetti.



Dall'ultimo contatto del suo telefono cellulare registrato nella cosiddetta "cella" di Brambate alle ore 17:00 del 26 novembre 2010 e il primo del giorno successivo, alle 7:00 di mattina trascorrono circa 14 ore. Sono tante. Partiamo ovviamente dal presupposto scientifico che il Dna trovato sugli indumenti della giovane è compatibile col suo. Ed è un presupposto che pesa come un macigno.



Ma torniamo agli orari. Sappiamo che Yara Gambirasio è uscita dalla palestra di ginnastica alle 18:30. L'ipotesi è che è salita su un mezzo, volontariamente o con la forza. Viene portata in un luogo appartato, seviziata, accoltellata.

Difficile dire se a un certo punto riesce a scappare e se viene abbandonata in un campo dove morirà di freddo.



Perché Yara Gambirasio avrebbe dovuto accettare di salire sull'auto di uno sconosciuto? Forse è stata imbrogliata, convinta a salire con una bugia. Ci può stare: stiamo parlando di una ragazzina davanti a un adulto.

Perché le coltellate? Perché le sevizie? Bossetti è adulto ma di corporatura esile. Yara si allena in palestra con impegno e costanza: è giovane ma di sicuro dispone di molta energia: può avere indubbiamente opposto resistenza e può addirittura avere cercato di fuggire, magari minacciando di denunciare l'uomo, che potrebbe aver perso la testa.





Cosa vuole l'uomo da lei? Verosimilmente cerca piacere. Ovviamente lei non lo asseconda. Una dura lotta tra i due, un corpo a corpo tenace è reso credibile dalla presenza nei polmoni di Yara Gambirasio di polvere di calce (lo dice l'autopsia) che può trovarsi non solo nel mezzo meccanico ma addirittura sugli abiti da lavoro, sulle mani e tra i capelli del bruto, che sia Massimo Bossetti o un altro.

Per imporsi ed evitare guai l'uomo mena un colpo col coltello, tanto per chiarire chi comanda. Yara viene però colpita anche al capo e per tre volte, il che fa pensare che sia stata inseguita, in quanto era riuscita a darsi alla fuga. Perché l'uomo la abbandona? Forse la crede morta. Forse Yara si finge astutamente morta per placare i suoi istinti.

Non è così: è il freddo notturno ad ucciderla, non le ferite ricevute, non le brutalità subite. Dal suo ritrovamento partono le indagini che a novembre 2014 continuano, senza aver svelato ancora il nome dell'assassino.