Ancora prima di andare in onda, domenica negli Stati Uniti e lunedì in Gran Bretagna (su Channel 4), il nuovo spettacolo messo in piedi da Sacha Baron Cohen, “Who is America?”, sta già facendo molto parlare di sé.

Le divertenti “imboscate” di Sacha

La formula è la solita. Il camaleontico inventore di Borat e Ali G, per un anno, è andato in giro per l'America assumendo identità fasulle e interagendo in vario modo con personaggi più o meno noti di là e di qua dall'Atlantico. Usando la sua indubbia e notevole capacità di imitare accenti, atteggiamenti e fraseologie, Baron Cohen induce i malcapitati a dire o a fare delle cose come minimo imbarazzanti, quasi sempre divertenti.

Spesso e volentieri, vittime di queste vere e proprie “imboscate”, sono i vari esponenti della destra politica e religiosa degli Stati Uniti, personaggi, che per un rampollo dell'intellighenzia britannica di sinistra quale è Baron Cohen, sono un bersaglio quanto mai ambito.

Il kit per il waterboarding

Tanto per fare un esempio, nel “promo” della serie andato in onda negli Stati Uniti si vede l'ex segretario alla difesa di George Bush padre, nonché vicepresidente di George Bush figlio, Dick Cheney, mentre fa l'autografo su quello che sembra un “waterboarding kit”, cioè un kit per praticare quella, che nella cosiddetta “guerra al terrore”, è stata definita come “tecnica avanzata di interrogatorio”, ovvero, in lingua corrente, la cara, vecchia tortura.

La pasionaria del Tea Party

Un'altra vittima (pressoché predestinata, conoscendo il tipo) delle dissimulate provocazioni del talentuoso attore londinese è stata Sarah Palin, ex governatrice dell'Alaska, esponente del movimento del Tea Party e sostenitrice di Donald Trump. Lo sappiamo perché lei stessa ha protestato per essere stata vittima di quello che ha definito un “inganno”, etichettando poi Baron Cohen come “malvagio” e il suo umorismo come “malato”.

Sulla scia della Palin anche altri hanno ammesso di essere stati vittime delle prese in giro dell'attore inglese. Tra questi, per esempio, Roy Moore, un candidato al senato dell'Alabama, che ha minacciato di far causa a Baron Cohen per essere stato indotto a partecipare ad una commemorazione fasulla del settantesimo anniversario della fondazione di Israele.

Un'altra vittima è lo sceriffo Joe Arpaio, il duro anti migranti clandestini che si è autodefinito “lo sceriffo più tosto d'America”.

Secondo voci non confermate, tra le “vittime” dell'attore ci sarebbero anche Bernie Sanders e perfino OJ Simpson. Il segreto, durato per un anno, sui nomi dei personaggi coinvolti e, in generale, sullo spettacolo, è ovviamente un modo per aumentare l'attesa degli spettatori, ma è stato anche un modo per evitare a Cohen di venire smascherato, visto che, per forza di cose, la sua faccia, ormai, è ben nota anche dall'altra parte dell'oceano.

E Donald Trump?

Ad ogni modo, a Baron Cohen si deve riconoscere una bella dose di sfrontatezza, se non di coraggio: nel 2003, l'allora protagonista della trasmissione “The Apprentice”, Donald Trump, piantò lì un'intervista con Cohen e lo invitò a “tornare a scuola, a imparare come si fa a essere divertenti”.

Nel promo di “Who is America?” ha usato quel pezzo di filmato. Alla fine, poi, ha inserito il logo della defunta “Trump University” e il beffardo messaggio “Sacha si laurea presto”. Sarà il quarantacinquesimo presidente la sua vittima più illustre?