Franca Leosini, la signora in giallo della tv italiana, torna su Rai 3 con due nuove puntate di Storie maledette. La prima andrà in onda domani sera, 7 giugno, l'altra, domenica 14 giugno. La giornalista napoletana, autrice e conduttrice del fortunato programma in onda dal 1994, è emozionata in vista del ritorno in tv, come ha spiegato all'Ansa. Emozionati e felici lo sono anche i suoi sostenitori, i 'leosiners', neologismo entrato di diritto nella Treccani.

Franca Leosini, ritorno in tv con due casi poco noti

Domani sera, a partire dalle 21:20 su Rai Tre, si parlerà di Dina Dora, uccisa su commissione dal marito Francesco Rocca.

Un caso di Cronaca Nera poco conosciuto, ambientato in Barbagia, con protagonista un dentista rinomato e facoltoso, condannato all'ergastolo dopo un'indagine di quattro anni. Il fatto che la donna fosse stata trovata incaprettata all'interno del portabagagli dell'auto nel garage di casa, soffocata con scotch, aveva fatto pensare a un sequestro di persona finito in tragedia. Gli investigatori scoprirono che Rocca aveva una relazione con la sua assistente di studio di soli 22 anni, Anna Guiso.

Domenica 14 giugno, la seconda puntata tratterà il caso di Sonia Bracciale, condannata a 21 anni come mandante di un pestaggio che portò alla morte del marito. Franca Leosini sceglie le storie innanzitutto in base all'interesse che suscitano in lei.

Inoltre, protagonisti delle vicende e ambiente in cui sono calate, raccontano un pezzo di storia dell'Italia contemporanea. Leosini dà grande importanza alla cura del lessico, talvolta ricercato, e alla narrazione scrupolosa dei fatti. Fondamentale, per lei, è il riscontro del pubblico, ma anche che non emerga mai il suo punto di vista sui singoli casi.

La giornalista, diventata un'icona, piace sempre molto per lo studio meticoloso dei casi che affronta, e per il suo stile nelle interviste a omicidi o presunti responsabili di crimini, caratterizzato da battute pungenti e vezzi verbali. Per preparare queste due nuove puntate, come le precedenti, ha impiegato mesi: ha studiato tutti gli atti processuali, scritto i testi e formulato qualcosa come 200 domande, ha parlato con gli avvocati e atteso i tempi burocratici per i permessi.

Storie maledette, programma di tutti

In una lunga intervista a Fanpage, Franca Leosini ha riferito che si è resa conto che Storie maledette era diventato popolare quando ha trovato una sua foto dal fruttivendolo. Leosini è soddisfatta del seguito da parte di persone di ogni età, appassionate di crimini e casi irrisolti, oggi trattati da più trasmissioni. "C'è stata una spinta forte a rendere la materia giudiziaria e i casi delittuosi di crimine materia anche di spettacolo. La televisione si è indubbiamente impadronita del tema, fin troppo", dichiara Leosini.

Storie maledette è stata la trasmissione antesignana del genere. Prima ancora, c'era stato 'Ombre sul giallo', un programma che pure cercava di fare chiarezza sui fatti di sangue.

Leosini, che ha un passato come giornalista d'inchiesta per L'Espresso e da direttrice della rivista femminile Cosmopolitan, non rinuncia alla sua modalità di lavoro dettata da "un senso etico profondo". In Rai dal 1988 come autrice di Telefono Giallo di Corrado Augias, ora ha in mente altri progetti da proporre a Rai 3 a cui è fedelissima: "I veri amori sono per sempre, quelli autentici", dice.

Franca Leosini torna a commentare il caso Vannini

Franca Leosini mancava dallo schermo dallo scorso luglio, quando andò in onda uno speciale in due puntate di Storie maledette. Intitolato 'Quel colpo che arriva al cuore', trattò il caso Vannini, con l'intervista esclusiva ad Antonio Ciontoli, reo confesso dell'omicidio di Marco Vannini.

Il programma di culto, in quell'occasione, fu contestato da una parte del pubblico, indignato per la ribalta mediatica concessa a Ciontoli.

Dopo l'intervista a Ciontoli, la famiglia di Marco Vannini si mobilitò con una lettera molto dura. Franca Leosini fu accusata "di aver assunto la difesa di ufficio di Antonio Ciontoli", consentendogli libero sfogo. Secondo Marina e Valerio, madre e padre di Marco, la giornalista sarebbe stata mossa da una convinzione innocentista basata su una narrazione dei fatti inesatta e scorretta.

A distanza quasi di un anno, a Fanpage, Leosini ha riferito di aver intervistato "una persona che si è resa responsabile di una tragedia di cui sta pagando e pagherà le conseguenze".

Ha chiarito di aver fatto il suo lavoro, come sempre, senza assolvere o accusare, cercando solo di capire. "La reazione dissenziente della famiglia di Marco Vannini la capisco perfettamente", ha precisato. "Non li conosco personalmente, ma nutro per loro un affetto e una solidarietà che non si può negare a chi ha subito una perdita di questo tipo. Un dolore insuperabile".