II giornalista 58enne Roberto Giacobbo ha avuto la Covid-19, è stato in rianimazione e ha creduto di morire. L'ha raccontato per la prima volta in tv nella puntata di oggi di Verissimo, ospite di Silvia Toffanin. Il conduttore di Freedom Oltre il confine, programma di Italia 1, ha voluto testimoniare la sua esperienza perché i giovani non sottovalutino una malattia subdola e pericolosa.
Giacobbo, il contagio e i sintomi non riconosciuti
Celebre al grande pubblico per svelare misteri, Giacobbo, ospite di Silvia Toffanin, ha rivelato un fatto privatissimo: il contagio da Covid-19 e i mesi che hanno segnato la sua vita e quella della sua famiglia.
Ha scelto di parlarne ora, dopo una fase di grande riservatezza, innazitutto perché è guarito e sta bene. Poi perché il racconto di ciò che ha vissuto posssa aiutare chi abbia ancora dubbi sull'epidemia da coronavirus in corso su scala planetaria.
"Non me la sono andata a cercare, non ho fatto feste, non sono andato in locali, non ho affrontato momenti senza le dovute precauzioni", ha esordito il divulgatore scientifico da oltre trent'anni, conduttore di programmi di successo quali Stargate e Voyager. Tutto è iniziato prima del lockdown, lo scorso 5 marzo. Giacobbo ha ricostruito quella giornata, "l'ho ripercorsa minuto per minuto": ricorda di essere stato in un supermercato a fare la spesa.
Ritiene possibile d'essere stato contagiato mentre era in fila alla cassa. Il 12 marzo, dopo una settimana, ha cominciato ad avere la febbre che però si è sommata ad una laringite che ha falsificato i sintomi. La laringite gli procava una tosse grassa. Esattamente il contrario della tosse secca che, nella fase iniziale della pandemia, era indicata tra i sintomi per riconoscere il contagio da Covid-19.
Giacobbo, a un passo dalla fine
Per alcuni giorni, Giacobbo ha continuato ad avere febbre alta e tosse grassa. La febbre scendeva con la tachipirina e poi risaliva. Guardando un programma, gli è venuta l'idea di comprare un pulsometro per misurare l’ossigenazione del sangue. Ha cominciato ad usarlo ogni giorno: una mattina che riusciva a respirare a fatica, ha riscontrato nel giro di poche ore che la febbre non scendeva più, e l'ossigenazione era crollata.
I suoi polmoni non riuscivano più ad assumere ossigeno. Ha chiamato il suo medico di fiducia che gli ha detto di recarsi immediatamente in ospedale. In assenza di un'ambulanza, al policlinico Gemelli di Roma ci è andato con l'aiuto di una delle sue figlie, consapevole che a quel punto era già stata contagiata, guidando l'auto con 39 di febbre.
All'arrivo al pronto soccorso, dopo essere stato visitato, è stato subito portato in rianimazione. "Non sono stato in terapia intensiva, proprio in rianimazione, perché purtroppo avendo confuso i sintomi ero arrivato all'ultimo stadio". Da quel momento, l'inizio del calvario: immediatamente si è reso conto che stava affidando il suo corpo ai medici. Nello studio di Verissimo, ha raccontato che aveva un casco per respirare ed era legato al letto, aveva sonde in ogni arto e un sondino per mangiare.
Le uniche persone che ha visto per 40 giorni sono stati medici e infermieri vestiti con tute spaziali. Poteva muovere solo gli occhi. Gli avevano tolto tutto, compresa la fede. "Sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbero avuto le mie figlie e l'unica, perché neanche il corpo avrebbbero potuto piangere". È stato sul punto di essere intubato. I primi giorni ha perso conoscenza, probabilmente per effetto di cure sperementali a cui aveva dato il suo assenso: "Mi hanno salvato". In quei giorni, il primario che lo seguiva curava anche la moglie e le tre figlie che aveva contagiato, pronto ad intervenire se la situazione fosse precipitata.
Giacobbo: 'Ho avuto una grande volontà'
Col senno del poi, Giacobbo ritiene che il suo spirito combattivo sia stato d'aiuto a sconfiggere la malattia.
'Ho avuto una grande volontà", ha riferito a Silvia Toffanin. In rianimaziome sottoposto all'ossigenazione forzata, dall'ottavo giorno di ricovero, ha cominciato a fare fisioterapia: gli hanno insegnato a fare anche quella polmonare "che pochissimi sanno che esiste" per riattivare i suoi organi.
Il suo cruccio è di aver contagiato la sua famiglia: la figlia più piccola che era asintomatica, la seconda che aveva perso gusto ed olfatto, la più grande che aveva febbre alta. "Mia moglie era la più grave di tutte ma è riuscita a non arrivare in ospedale". Quando è tornato a casa e ha potuto riabbracciare le sue quattro donne ha provato una gioia infinita. "Tutto è più bello, ogni respiro più bello", ha riferito. Il suo messaggio al mondo, ora è di comportarsi con prudenza senza rinunciare a vivere: "Bisogna non essere sciocchi, essere attenti. Basta una mascherina, lavarsi le mani e non abbracciarsi".