L'attrice Valentina Bartolo è una delle protagoniste di questa stagione della soap di Rai 1 "Il Paradiso delle Signore", nella quale interpreta il ruolo di Veronica.
L'attrice ha risposto a diverse domande nel corso di un'intervista esclusiva a Blasting News.
Intervista esclusiva a Valentina Bartolo
Che effetto fa essere parte integrante in una serie di grande successo come Il Paradiso delle Signore?
"Entrare a far parte di questo progetto, è stato come entrare in una di quelle giostre antiche di un luna park, che quando la osservi da fuori puoi solo immaginarne l'emozione, ma è poi quando sali e fai il primo giro che capisci immediatamente se sei pronta per il prossimo e il prossimo ancora.
Ecco, è un immagine molto legata all' infanzia quella che ti propongo ma che può rendere in piccolissima parte quella sottile linea di confine tra l'eccitazione nel partecipare a una cosa nuova e il senso di responsabilità nel saper affrontarne il viaggio che ne deriva".
Come definiresti il personaggio da te interpretato, Veronica Zanatta?
"Al momento Veronica è una donna che ha bisogno di ritrovarsi. Se dovessi darne l' immagine di un materiale sarebbe come la pasta di sale che usano i bambini, è morbida, è modellabile, è giocosa, ma non ha colore, e non è commestibile, al contempo è naturale ed è solida, e ha bisogno di molte cure per non disfarsi. Quindi Veronica è in una fase di ricostruzione di sé, e dell'elemento che più le da la felice ipotesi di poter nuovamente esistere, la ricostruzione della famiglia, come carta d'identità per la propria felicità vera o presunta che sia".
Se c'è qualcosa, cosa ritieni di avere in comune con lei?
"Con Veronica ho in comune tutto, scherzo! O in parte no: nel senso che io e Veronica scopriamo le nostre carte insieme, diverse sono le nostre storie, simili potrebbero essere le nostre reazioni, dico nostre e mi fa sorridere perché sembro matta dato che sono sempre io!
No? Sono confusa, e quando provo questa specie di sovrapposizione pur rappresentando un ruolo così apparentemente lontano, vuol dire che sto investendo molto, oltre che in pratica mi faccio le cosiddette "paranoie d'attrice" per riuscire a fare qualcosa di significativo, per dar vita a una donna speciale. Forse non ho risposto bene: insomma prendiamo un colore, in comune con Veronica abbiamo un colore giallo ocra, quello delle foglie autunnali, che cadono naturalmente per consentire all'albero la sua rigenerazione, non senza sacrifici, per poi rimettere nuove foglie e rifiorire".
A te va il merito di aver regalato emozioni, soprattutto ai ragazzi nati negli anni novanta e inizio duemila, con la Melevisione. Cosa ricordi di quegli anni? Secondo te ci sarà mai la possibilità di rivedere un simile prodotto, a vantaggio delle future generazioni?
"Di quegli anni, ricordo la leggerezza, il divertimento, la purezza con cui mi sono immersa nel progetto della Melevisione, lo vivevo come una continua scoperta, sono davvero tornata bambina, ho avuto una seconda occasione di confrontarmi di nuovo con la mia infanzia! Ora con il senno di poi, capisco veramente la doppia opportunità che ho avuto, ovvero di rifarmi bambina per i bambini, per loro. So che quel programma ha dato e da ancora alle famiglie (grazie ai canali web) intrattenimento, ma soprattutto emozioni, magia e speranza, oltre che occasione di confronto con tematiche importantissime, e per certi versi ancora tabù, come l'adozione, la morte e persino l'abuso sessuale.
Parlare ai piccoli di questi argomenti è stata una sfida vinta degli autori e una responsabilità enorme per tutti noi, conservata in un cofanetto speciale della Melevisione che milioni di persone hanno nelle loro case. Non posso che esprimere gratitudine a quella scia luminosa che ha rappresentato il' fantabosco 'per me come attrice, ma soprattutto come persona".
Qual è uno dei tuoi sogni lavorativi, se c'è?
"Vorrei interpretare un ruolo scomodo, slegato dal concetto della quotidianità, che ambisca piuttosto a una visione filosofica. Forse più che del ruolo dovrei parlare di autori e registi. Sono rimasta sbalordita dai film di Yorgos Lanthimos, portata via emotivamente da Xavier Dolan: nelle loro storie in modi e con scopi totalmente diversi trovo una componente comune: il pericolo".