L'Appennino tosco emiliano incastona gemme di rara bellezza, purtroppo poco conosciute ai più. Dozza (BO), poco distante da Imola, altro gioiello, è uno dei 100 borghi più belli d'Italia. Adagiata su una collina, conserva intatto il proprio impianto medievale, caratterizzato dalla particolare forma allungata "a fuso". L'accesso all'abitato è presidiato dal Rivellino e dalla Rocchetta, da cui partono le due antiche vie, Contragrande e la Contracina, che risalgono verso la sommità del colle, protetta dalla cinquecentesca Rocca Sforzesca. Nel giro di circa cinquant'anni, oltre cento fra i maggiori artisti contemporanei hanno dipinto le facciate delle case di Dozza, che è diventata un'unica galleria d'arte a cielo aperto.
La manifestazione del "Muro Dipinto" è biennale e vi hanno partecipato, fra gli altri Sebastian Matta, Bruno Saetti, Giuseppe Ziganina, Emilio Contini, Concetto Pozzati, Remo Brindisi, Renzo Grazzini, Giacomo Soffiantino, Riccardo Schweizer, Riccardo Licata, Aldo Borgonzoni, Ennio Calabria, Cesare Sughi, Norma Mascellari, Luca Alinari, Gino Pellegrini, Karin Andresen. Gli oltre 150 bozzetti degli affreschi sono conservati nel Centro Studi e Documentazione del Muro Dipinto, posto al terzo piano della Rocca Sforzesca, in cui ha sede anche l'Enoteca dell'Emilia Romagna. Oltre 1000 etichette sono esposte, seguendo il criterio di abbinamento con i cibi. Segnaliamo fra i bianchi lo storico albana e l'emergente pignoletto, fra i rossi il sangiovese e il trebbiano.
L'Enoteca organizza incontri ed eventi.
Addentrandosi nell'Appennino, direzione Firenze, lungo il corso del fiume Santerno, incontriamo Castel del Rio, di cui segnaliamo il Ponte Alidosi. Commissionato da Obizzo Alidosi nel 1499 a mastro Andrea Gurrieri per cinquecento ducati d'oro, il Ponte simboleggia la potenza e la solidità della famiglia, riconquistate dopo un periodo di stagnazione.
Vero capolavoro di ingegneria, presenta una struttura a schiena d'asino con un'unica arcata di 42 metri e una freccia di 19 metri, percorribile ancora oggi in automobile. La costruzione, durata più di vent'anni, fece di Castel del Rio un'importante area mercatale. All'interno del ponte sono visibili cinque stanze, probabilmente realizzate per motivi strutturali, che consentivano alle guardie la riscossione delle gabelle e la possibilità di rinchiudere prigionieri. Il prodotto locale per eccellenza è il Marrone di Castel del Rio.