Gli scienziati hanno confermato l'attività del vulcano sottomarino Marsili, situato nel Mediterraneo tra la costa del basso Cilento e la Calabria.Scoperto nei primi del '900, deve il suo nome al geologo Luigi Fernando Marsili. E' uno dei vulcani più estesi d'Europa e misura 70 chilometri di lunghezza e trenta di larghezza. La sua altezza è di 3000 metri dal fondo marino. Fisicamente appartiene al cosiddetto arco insulare delle Isole Eolie.Le frequenti scosse sismiche nell'area di locazione hanno allarmato i geologi. La più recente, di magnitudo 3.2 con epicentro prossimo al vulcano sommerso, è considerata un serio segnale di un suo probabile risveglio.
L'allarme degli scienziati: non solo rischio sismico
Secondo alcuni geologi, il Marsili potrebbe svegliarsi da un momento all'altro e, in caso di eruzione o di frana dei suoi fianchi, potrebbe generare uno tsunami di proporzioni bibliche.In occasione della chiusura di un incontro per la sicurezza geologica del Paese, svoltosi a Ceraso (SA) tra il 19 e il 21 Settembre, Francesco Dramis, (professore di Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre), ha dichiarato che "il Marsili è un vulcano attivo. Il pericolo di un'esondazione è reale. Il vulcano c'è e non è spento. Siamo a rischio".
Vulcano di natura esplosiva a rischio tsunami
Come sottolineato dal Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), il vulcano ha una natura esplosiva e, viste le sue dimensioni, un'eruzione potrebbe provocare uno tsunami che non lascerebbe scampo agli abitanti delle coste calabresi, campane e siciliane, a causa anche dalla loro vicinanza.Secondo il Professor Dramis "è una realtà in merito alla quale ci sono diverse posizioni da parte degli studiosi.
Ma il Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare".
Il vulcano è monitorato dagli anni novanta
Le prime osservazioni del Marsili sono state eseguite da un geologo sovietico negli anni novanta, attraverso una strumentazione posta sul Palinuro, altro vulcano di proporzioni straordinarie adiacente al Marsili, localizzato di fronte alla costa calabra.Oggi il vulcano è tenuto sotto stretta osservazione tramite sonar miltibeam, ma non è sufficiente.L'ideale sarebbe quello di circondarlo di sismometri , collegandoli a terra con un sistema di sorveglianza, come si è proceduto per il Vesuvio, l'Etna e lo Stromboli.Sfortunatamente le scarse risorse economiche e la sua collocazione sottomarina complicano le operazioni di monitoraggio.Dal Febbraio 2010 la nave oceanografica Urania del CNR osserva continuamente il vulcano e, purtroppo, le analisi evidenziano rischi di crolli dei suoi fianchi che denotano una certa instabilità.
Gli strumenti hanno rilevato nel suo interno una camera magmatica incandescente che misura quattro chilometri per due. Le conclusioni non sono rassicuranti: il Marsili è come una pentola a pressione pronta ad esplodere.Già sul Corriere della Sera del 29 Marzo 2010, l'allora presidente dell'INGV, professore Enzo Boschi, aveva dichiarato: "Le ultime indagini compiute dicono che l'edificio non è robusto e le sue pareti sono fragili.
Inoltre abbiamo misurato la camera di magma che si è formata negli ultimi anni ed è di grandi dimensioni. Tutto ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all'improvviso. La caduta rapida di una notevole massa di materiale scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri".