I tifosi bianconeri non ricorderanno certo con piacere il periodo della gestione Cobolli Gigli-Blanc-Secco che non riuscì a riportare la Juve ai vertici del calcio italiano dopo le sentenza giudiziarie di Calciopoli. Oltre al periodo di insuccessi, i supporter della Juve ricordano anche i numerosi acquisti effettuati dalla dirigenza che poi non riuscirono a rispettare le attese. Uno di questi fu sicuramente Christian Poulsen, giocatore danese famoso per aver ricevuto lo sputo da Totti durante gli europei del 2004 e che arrivò a Torino per ben 11 milioni di euro.

Il danese fu preferito allo spagnolo Xabi Alonso che, a quel tempo, era in rotta col Liverpool e che avrebbe vestito molto volentieri la maglia dei bianconeri.

La Juventus era da poco tornata in Champions ed era alla ricerca di un regista internazionale per fare il salto di qualità, ma, nonostante il talento dello spagnolo, la dirigenza decise di comprare il danese per una questione di soldi. A svelarlo è lo stesso Ranieri, ex tecnico della Juve e ritenuto da molti il colpevole del mancato approdo del regista spagnolo: "Eravamo ad un passo da Flamini, ma poi lui andò al Milan e così ripiegammo su uno tra Xabi Alonso e Poulsen. Io dissi che la mia preferenza andava assolutamente a Xabi Alonso, ma loro mi fecero capire che non c'erano soldi a sufficienza.

A quel punto dissi che mi potevo accontentare di Poulsen."

In due anni di Juve, Poulsen è riuscito a violare la rete degli avversari una sola volta, mentre lo spagnolo, approdato poi al Real Madrid, è diventato il metronomo del Real campione di Spagna e d'Europa e della Spagna campione d'Europa e del Mondo. L'altro giocatore che non è riuscito a vestire la maglia bianconera è stato Javier Mascherano.

L'argentino, attualmente in cima alla lista dei desideri del Napoli, voleva a tutti i costi la Juve che in quel periodo si trovava in Serie B.

"Era il gennaio del 2007 e avevamo già raggiunto l'accordo con Mascherano. Lui voleva venire da noi ed era disposto anche a giocare in Serie B. Il suo cartellino, però, era diviso tra società e procuratori e alla Juve c'è un codice etico da rispettare. Lui ci rimase così male che si mise a piangere quando seppe del mancato trasferimento". Queste le parole dell'allora dirigente Alessio Secco.