Ne abbiamo già parlato nei giorni precedenti. Dal prossimo anno, con il decreto fiscale di novembre 2016, Serie B e Lega Pro non potranno più utilizzare i soldi dei diritti TV che, fino ad oggi, la massima serie elargiva ai campionati inferiori. Per essere più precisi, i soldi continueranno ad arrivare ma non potranno più coprire i costi di gestione. Con il nuovo restyling della mutualità infatti, la quota destinata alla serie cadetta sarà del 6%, ma questi soldi potranno essere utilizzati solo per costi sostenuti per infrastrutture e settore giovanile.

Dunque nessuna passività in bilancio potrà essere coperta, così come avveniva sino ad oggi, con questi proventi.

La serie B rischia il crack

Nel 2015 i club di serie B avevano mediamente una perdita pari a 3,3 milioni di euro. I soldi della mutualità (parliamo di quasi 2 milioni a club) servivano quasi sempre a coprire parte di questi debiti. Dal prossimo campionato, senza questi soldi una grandissima parte delle società avrà grandissimi problemi a far quadrare i conti. E a farne le spese saranno per prime, le società piccole, che non possono contare su incassi ai botteghini degni di nota. Se da una parte i grossi club riescono a ricavare dagli incassi allo stadio quasi 3 milioni di euro a stagione, grazie ad un buon seguito, società più piccole o con meno tifosi, che hanno il 20% degli spettatori dei grossi club di serie B, si troveranno con un fatturato praticamente dimezzato.

Serie B divisa in 4 fasce

A questo punto si potrebbero creare 4 fasce in serie B. Nella prima fascia troveremo i club retrocessi dalla Serie A che potranno contare su un 'paracadute' che parte da 10 milioni e può arrivare fino a 25 a seconda degli anni di permanenza nella massima serie. In seconda fascia potremo trovare i club di grosse città o con una importante tradizione calcistica, club per i quali i soldi della mutualità hanno pesato fino ad oggi per il 20% massimo del fatturato.

In terza fascia potremmo trovare le squadre medio piccole, per le quali la mutualità arriva massimo al 50% del fatturato. In ultima fascia i club più piccoli, quelli per i quali la riforma potrebbe pesare come una condanna a morte. Società dove quei due milioni della mutualità incidono per oltre il 50% del fatturato e che ora si troveranno a fare i conti con spese che non diminuiscono e entrate dimezzate.

E se la riforma davvero dovesse partire dal prossimo campionato, non ci sarà neppure il tempo per un piano di riserva, per provare a puntare tutto sul settore giovanile o su un nuovo stadio. Una situazione insomma, che potrebbe portare a nuove ondate di fallimenti e crisi societarie, qualcosa di cui il calcio non ha davvero bisogno.