Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio, ha illustrato ieri sera a Mormanno, il progetto del Centro di accoglienza straordinaria “Casa di accoglienza Stella del Mattino”. Il Centro, allestito presso il seminario vescovile dall’8 ottobre scorso, ospita 42 minori richiedenti asilo giunti in Calabria dalle coste della Libia (tanti ne continuano ad arrivare sulle nostre coste).

Un soggiorno temporaneo quello a Mormanno, che fin da subito ha creato forti polemiche tra i cittadini e ha alimentato un dibattito social molto nutrito. I ragazzi, infatti, saranno poi trasferiti, nel mese di aprile, presso la Casa della Divina Provvidenza” in Francavilla (Cs) non appena i lavori di ristrutturazione saranno terminati.

Dalla parte degli immigrati

Il vescovo Savino ha parlato, come sempre, in modo chiaro senza mandarla a dire a nessuno. Ha affrontato fin dall’inizio del suo intervento la questione dei migranti e si è chiesto, retoricamente, cosa fare in merito. ‘Vogliamo essere indifferenti e intolleranti - ha chiesto Mons. Savino - negando la nostra storia italiana di migrazione o vogliamo stare dalla parte della solidarietà e della condivisione?’. Il vescovo di Cassano allo Jonio sta sicuramente dalla parte dei dropout cioè di tutte quelle persone marginali, vittime di poteri forti e di potentati che determinano squilibri ed ingiustizie.

Il paradigma della civiltà

Tre le parole forti su cui il vescovo ha invitato tutti a riflettere definendole il paradigma della civiltà e della democrazia matura, dei diritti e dei doveri: accoglienza, integrazione e legalità.

Questo per specificare che la Chiesa è per la convivialità delle differenze dove la differenza è un valore, dove l’altro è una risorsa e non un nemico, in nome dell’integrazione nel rispetto delle regole e della legalità. È su questo paradigma che secondo Savino si gioca il futuro dell’Europa e di ogni singolo comune italiano.

Una condanna ferrea, quella del vescovo di Cassano allo Jonio, verso i burocrati che puntano a politiche economiche e finanziarie di speculazione e considerano gli immigrati come numeri.

La chiesa come ospedale da campo

La scelta di aprire il seminario vescovile di Mormanno, ha spiegato il pastore, obbedisce alla logica di attivare processi di cambiamento di tipo culturale e che ‘aiutano la crescita della Diocesi e di Mormanno.

È sull'accoglienza - continua - che si gioca il destino europeo, non c’è Europa senza accoglienza’. La diocesi ha fatto la sua scelta: una chiesta come ospedale da campo, una chiesta dell’incontro, del dialogo e del confronto, una chiesa delle convivialità delle differenze. ‘Vogliamo essere - ha spiegato Mons. Savino - una chiesta in cammino e non autoreferenziale, una chiesa che si fa povera con i poveri’.

La risposta alle polemiche

Non sono mancate le risposte verso chi, nei giorni scorsi aveva attaccato la Diocesi e le sue scelte. Il pastore ha chiarito a gran voce che la chiesa non fa ‘business sull’accoglienza degli immigrati’. Anzi. Rimandando al mittente le accuse e i pensieri cattivi espressi in merito, Mons.

Savino ha precisato che ‘tutto ciò che è stato fatto fin ora, allo Stato è costato zero’, ribadendo la sua forza a non lasciarsi trascinare dalle polemiche becere. Un pensiero anche per le controversie e gli attacchi social delle scorse settimane susseguitesi all'indomani dell’arrivo dei migranti a Mormanno: il vescovo di Cassano ha condannato fermamente chi fa un uso improprio dei social discutendo, in un luogo ad esso non deputato, di cose serie quali l’argomento in questione.

Savino ha ringraziato, infine, tutti coloro che stanno collaborando in questo progetto, perché questo tipo d’accoglienza è stata possibile grazie alla sinergica collaborazione tra Diocesi, Fondazione Rovitti e Società cooperativa Medical Center ONLUS a cui si aggiungono le parrocchie di Mormanno, i suoi cittadini e l’amministrazione comunale. Un lavoro di gruppo di cui Mons. Francesco Savino è assolutamente orgoglioso.