Ancora un attentato di Boko Haram in Nigeria e ancora sangue versato nel Paese africano. Nella giornata di domenica 1° giugno, una bomba è esplosa all'interno dello stadio di Mubi, cittadina del distretto di Adamawa Nord. L'ordigno è scoppiato in serata, uccidendo almeno quaranta persone. Si tratta dell'ennesimo agguato del gruppo filo-islamico di Boko Haram che in questi anni sta lasciando dietro di sé un'enorme scia di sangue e di terrore.

Solo nell'ultima settimana, le vittime di attentati sono state circa duecento. La bomba esplosa nello stadio, non è stata purtroppo l'unico assalto di Boko Haram, in un 1° giugno davvero devastante per la Nigeria: quattro villaggi del Borno hanno subìto numerosi attacchi da parte di uomini armati, alcuni anche vestiti da militari, che a bordo di alcune jeep hanno sparato sugli abitanti di diverse cittadine e appiccato il fuoco ad alcune case. Il gruppo estremista islamico, fondato nel 2002 dallo sceicco Mohammed Yusuf, vuole eliminare la presenza dei cristiani in Nigeria, far cadere il Governo federale e dar vita a un vero e proprio Califfato islamico.

Per questo motivo, il gruppo terroristico sta mettendo a ferro e fuoco il Paese. Il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, in merito agli ultimi attentati ha parlato di "malvagità crudeli", ribadendo l'impegno del Governo per combattere ed eliminare i terroristi. Anche la comunità internazionale si sta muovendo per sgominare Boko Haram. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha inserito il gruppo filo-islamico tra quelli legati ad Al Qaida, applicando sanzioni dure come l'embargo sulle armi e il congelamento dei beni. Inoltre, presto verrà affidato a un inviato speciale l'incarico di seguire la situazione da vicino in Nigeria. Interventi, però, che al momento non risultano efficaci per fermare la violenza terrorista, che ad oggi ha già mietuto circa duemila vittime nel Paese africano.