La Casa Bianca, per l'ottava volta dall'inizio dell'anno, è stata presa di mira ma questa volta non a causa di intrusi che avrebbero potuto rappresentare una minaccia diretta alla vita di Obama e della sua famiglia.Il sistema informatico di quella che più volte è stata rappresentata, a livello cinematografico e nell'immaginario comune, come la residenza più sicura al mondo ha subito attacchi nel proprio sistema informatico. Il giornale "Washington Post" ha riportato oggi che alcuni hacker, probabilmente incaricati direttamente dal governo russo, sarebbero entrati nelle ultime settimane all'interno della rete non classificata dei computer dell'edificio comportando l'interruzione di alcuni servizi mentre i tecnici dell'amministrazione lavoravano per risolvere il problema.

Le conseguenze dell'accaduto non sono state gravi dal momento che non sarebbero stati rubati i documenti riservati.

Un funzionario americano, citato dal quotidiano, ha ammesso che sono state registrate attività preoccupanti nella rete dell'executive office del Presidente e nel prendere le adeguate misure per fermare tale attività illecita sono stati bloccati alcuni servizi offerti regolarmente agli utenti. I servizi segreti del paese hanno aperto le indagini perché il target scelto è in linea con campagne di cyber attacchi sponsorizzate da governi e hanno avvisato i paesi alleati su quanto è successo.

La Nato ha discusso alcuni mesi fa della possibilità di estendere l'articolo 5 del suo Trattato, basato sul principio dell'autodifesa collettiva tale per cui se uno dei membri fosse sotto attacco gli altri partner hanno l'obbligo di intervenire militarmente in suo aiuto, anche verso gli atti di pirateria informatica dal momento che essi stanno diventando sempre più frequenti nei confronti dei paesi occidentali da parte soprattutto della Cina o di altri gruppi apparentemente indipendenti da qualunque istituzione politica.

La tensione, già molto elevata tra il Cremlino e gli USA, aumenterebbe se le autorità statunitensi confermassero le loro accuse in quanto potrebbero essere interpretate come minacce gravissime alla sicurezza nazionale se non addirittura veri e propri atti bellici col rischio conseguente di un eventuale inizio di una terza guerra mondiale.

Il possibile nuovo scenario sarebbe appesantito dalle recenti accuse del ministro degli Esteri russo Lavrov sul fatto che la politica estera americana sta perseguendo i propri scopi in modo unilaterale e stimolando una minacciosa estensione del Patto Atlantico verso i confini del suo paese. Il Dicastero da lui diretto ha smentito in una nota le notizie, riportate dal canale televisivo "Abc", di "pressioni psicologiche" esercitate sul personale dell'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca e della loro sistematica "intimidazione"; il comunicato diramato ha invitato, al contempo, il Dipartimento di Stato USA a non appesantire i rapporti sempre più cupi tra i due paesi.