Si sono incontrati oggi ma non hanno fatto pace, anzi si sono scontrati duramente, urlando fino a farsi richiamare dagli agenti della polizia penitenziaria: queste le ultime notizie e indiscrezioni che arrivano oggi dal carcere di contrada Petrusa ad Agrigento dove si è svolto il secondo incontro tra Davide Stival e la moglie Veronica Panarello, genitori del piccolo Loris ucciso a 8 anni lo scorso 29 novembre a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa.

Delitto Loris Stival, scontro in carcere tra Davide e Veronica

La donna rimane in carcere per l'infanticidio del figlio con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, l'uomo non crede alla sua innocenza.

Anzi, al contrario, la ritiene colpevole così come sostiene l'accusa formulata dal gip della procura della Repubblica di Ragusa nella misura cautelare confermata dal Riesame di Catania; l'ordinanza è stata impugnata ed è prevista il 29 maggio prossimo l'udienza davanti alla Corte di Cassazione che dovrà decidere sullascarcerazione della mamma siciliana presunta infanticida del figlio. Le posizioni tra marito e moglie restano molto distanti anche dopo questo nuovo faccia a faccia a sorpresa alla vigilia di Pasqua. Durante l'incontro di oggi tra Davide e Veronica la discussione si sarebbe accesa, i due avrebbero alzato il tono della voce tanto da rendere necessario l'intervento dei poliziotti penitenziari per riportare la calma tra i due.

Ma le distanze sono rimaste.

Questo nuovo incontro è stato ancora una volta espressamente chiesto dalla donna che giovedì scorso, dopo aver ottenuto il necessario permesso, ha chiamato il marito dal carcere dicendogli di volerlo incontrare. Ma l'uomo a quanto pare le aveva fatto sapere che non aveva nessuna intenzione di incontrarla, salvo poi sorprenderla alla vigilia di Pasqua.

Sembra quasi un gesto romantico, il cambio di opinione di Davide nei confronti della donna e del suo presunto coinvolgimento nel delitto del figlio. Ma a "inchiodare" Veronica alle sue possibili responsabilità, così come per l'accusa anche per il marito, sono le immagini riprese dalle oltre quaranta telecamere degli impianti di video sorveglianza sparsi per Santa Croce Camerina e le diverse contraddizioni emerse dai racconti della donna finita in manette l'8 dicembre 2014, nove giorni dopo il delitto del figlio strangolato con delle fascette di plastica e poi abbandonato in un torrente vicino alla zona del vecchio Mulino dove è stato ritrovato dal cacciatore Orazio Fidone. Il perdono non è arrivato nemmeno per Pasqua.