"Sento il bisogno di scusarmi con il sindaco si Santa Croce Camerina (Franca Iurato, ndr) per alcune delle cose che sono state fatte e sento la necessità di scusarmi con la famiglia Stival e anche con la signora Veronica Panarello perché la presunzione di innocenza è un diritto inalienabile". Lo ha detto il presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, intervenendo ieri al corso di formazione su media e minori organizzato dall'OdG Sicilia proprio sul "luogo del delitto" del piccolo Loris Stival, ucciso il 24 novembre scorso a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, forse dalla madre Veronica Panarello, ancora detenuta nel carcere di contrada Petrusa ad Agrigento con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere in attesa dell'udienza in Corte di Cassazione contro la decisione del tribunale del Riesame di Catania che, respingendo la richiesta di scarcerazione della donna, ha confermato la sussistenza degli indizi di colpevolezza a suo carico contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa l'8 dicembre scorso dal gip della procura della Repubblica ragusana.
Media e minori, corso di formazione a Santa Croce Camerina
L'Ordine dei giornalisti di Sicilia, guidato dal presidente Riccardo Arena, promuovendo il corso di formazione su media e minori nei locali della biblioteca comunale "Giovanni Verga" del piccolo centro del Ragusano diventato "simbolo", dopo il delitto del piccolo Loris, "di eccessi e del mancato rispetto - si legge in una nota dell'Odg Sicilia - delle norme deontologiche, come la Carta di Treviso, spesso calpestate", ha fatto "una scelta non casuale", voluta anche dall'Assostampa, "per riflettere - viene sottolineato - sui doveri della professione sovente schiacciata tra il dovere di informare e il rispetto della dignità della persona".
Iacopino: 'Come giornalisti meritiamo l'oscar della vergogna'
Il caso di Santa Croce Camerina - così come quelli di Avetrana, Rignano, Cogne - mostra ancora una volta come da parte degli operatori dell'informazione ci sia spesso poco rispetto dei diritti dei minori, dei vivi e dei morti, oltre che delle norme deontologiche contenute nella Carta di Treviso.
Dalla pubblicaziona di foto e video che spesso non si possono pubblicare agli appostamenti insistenti per immagini "esclusive" fino alle interviste televisive pagate a parenti delle vittime, solo per fare alcuni esempi. "Come giornalisti - ha detto il presidente dell'Ordine Enzo Iacopino - abbiamo fatto delle cose che meritano l'oscar della vergogna".