Amanda Knox (28 anni), la ragazza di Seattle accusata di essere stata l'assassina di Meredith Kercher (22 al momento della morte) assieme a Raffaele Sollecito (31), ed in seguito assolta, rischia ora una nuova condanna. La giovane donna deve affrontare un nuovo processo nei suoi confronti, con l'accusa di gravi diffamazioni verso alcuni agenti di polizia. La Knox accusò questi ultimi infatti, di averle estorto alcune confessioni contro Patrick Lumumba, proprietario del bar perugino in cui lavorava la stessa Amanda. La Cassazione, nonostante abbia definito Amanda e Raffaele "vittime della giustizia" riguardo l'omicidio di Meredith, in questo nuovo caso sembra dare torto alla ragazza statunitense.

Infatti, gli stessi magistrati hanno stabilito che da parte della Knox,la calunnia ci sia stata per davvero. Patrick Lumumba, secondo le false dichiarazioni della giovane statunitense, si sarebbe trovato sul luogo dl delitto, la sera in cui Meredith fu uccisa. L'uomo si è ultimamente sfogato, affermando: "Mi ha rovinato".

In questo caso la colpevolezza sembra essere certa

"C'è solo un dato di irrefutabile certezza: la colpevolezza di Amanda Knox in ordine alle calunniose accuse versoPatrick Lumumba". Queste sono state le parole convinte dei giudici della Corte di Cassazione. Per Amanda, un'eventuale condanna dai 2 ai 6 anni, sembra essere molto probabile. Il processo riguardo le calunnie contro Lumumba si sta svolgendo a Firenze.

La giovane americana dichiarò di aver subito maltrattamenti e minacce dai 10 agenti. Morale della favola: la lunga disavventura giudiziaria italiana della 28enne americana è lungi dall'essere conclusa.

Il punto della situazione

Il processo è iniziato lo scorso 9 Giugno edurante l'ultima udienza tenutasi ad inizio Settembre, è stato audito il giudice Giuliano Mignini.

Il magistrato ha confermato le accuse della Knox nei confronti del barista di colorein sede d'interrogatorio, un luogo totalmente immune da eventuali pressioni psicologiche. Nonostante tutto, la 28enne ha fatto ricorso anche alla Corte di Giustizia europea, denunciando un trattamento poco ortodosso degli investigatori verso la sua persona.