L'eredità dell'intervento NATO del 2011 in Libia è un paese devastato da guerre tribali, in cui gruppi terroristi uccidono, distruggono e saccheggiano. Nonostante ci sia stato un accordo per creare un governo di unità nazionale, la situazione in Libia resta tesa e l'occupazione di alcuni pozzi di petrolio da parte dell'Isis, sembra aver causato la decisione della NATO di intervenire militarmente al più presto. Una coalizione composta principalmente da soldati provenienti da USA, Francia, Italia e Regno Unito attaccherà prossimamente le postazioni dei terroristi con forze di terra e bombardamenti.

Una decisione unilaterale

Il nuovo governo libico non è affatto d'accordo sull'eventualità di un intervento armato della NATO nel paese; inoltre la coalizione opererebbe senza l'autorizzazione dell'ONU, il che renderebbe tecnicamente illegale l'invio di truppe in Libia. Aprire un nuovo fronte di guerra da parte dell'occidente potrebbe causare disastri anche maggiori di quelli già avvenuti in Iraq e Siria. Nonostante secondo il portavoce del ministero della difesa britannico siano già stati individuati gli obiettivi da colpire, resta il dubbio di impantanarsi in un lungo conflitto, in cui solitamente i civili pagano il prezzo più alto. Ad ogni modo nelle prossime settimane probabilmente la NATO ricomincerà ciò che aveva sospeso dopo la morte del leader libico Gheddafi pochi anni fa.

Il punto di vista della Russia

Alla vigilia del nuovo anno il ministero degli esteri russo ha accusato gli Stati Uniti di voler combattere una "guerra fasulla" contro l'Isis come quella in Siria, dove autocisterne piene di petrolio rubato dai terroristi hanno attraversato indisturbate il confine turco per mesi. Secondo il Cremlino, in Libia potrà ripetersi ciò che è già accaduto in altri paesi del Medio Oriente, violare la sovranità di uno stato che non ha richiesto espressamente nessun intervento, e oltretutto senza il permesso dell'ONU. Il parere del presidente russo Putin è che "gli USA invece di combattere davvero l'Isis, lo usano per i propri scopi geopolitici".