La battaglia che dura ormai da 4 anni e ha provocato oltre 40 mila morti, ha visto passare anche l’ultima strada per i rifornimenti controllata dai ribelli,nelle mani dell’esercito siriano. Nel quartiere riconquistato ad Aleppo è stato trovato un deposito di armi di fabbricazione americana tra cui i missili Tow2 ATGM (anti-tank guided missile – ovvero missili guidati anticarro) e Milan (acronimo del francese Missile d'Infanterie Léger Antichar,cioè missile anticarro per fanteria leggera). Questo ritrovamento, dunque, aumenta le domande sulla provenienza delle armi finite in questi anni nelle mani dei ribelli, divisi in varie fazioni, che hanno visto il coinvolgimento anche dei terroristi di Al-Nusra e dei jihadisti dell’Isis.

Siria in guerra, tra bombe e controllo dell’acqua

A giocare un ruolo determinante in questi anni di morte e devastazioneè stato anche il controllo delle principali fonti di acqua. Tra le stazioni di pompaggio più importanti che garantiscono acqua alla città e alle zone circostanti, c'èquella sul fiume Eufrate, nelle mani dell’Isis. Anche quella di Suleiman al Halabi è gestita dai ribelli di Al-Nusra o da altre fazioni dell’opposizione e la terza, invece, è rimasta sotto l’amministrazione del governo della Siria. Negli scorsi giorni, la cooperazione tra forze militari russe e siriane ha portato al piano umanitario che ha consentito l’apertura di corridoi umanitari per consentire ai civili di abbandonare la parte di territorio in mano ai ribelli di Aleppo, dove si stima che 300.000 persone abbiano vissuto sotto assedio per quasi due settimane.

Al-Nusra cambia nome: dalla Siria all’Iran?

Il fronte dei terroristi di Al-Nusra ha fatto sapere di essere pronto a sciogliersi per rifondarsi con il nome di "Fronte per la conquista del Levante". La mossa, secondo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Bahram Qassemi, rappresenta solamente un "gioco di parole". L’obiettivo sarebbe quello di "cancellarsi" dalla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali, ma "la loro reputazione non potrà certo purificarsi dopo le loro azioni". Per Qassemi, la mossa rappresenta "il fallimento della politica adottata dai sostenitori dell’estremismo messo in atto nella regione del Medio Oriente, con l’Arabia Saudita in testa".