Ha ritrattato. Negando tutto. Uno dei giovanissimi ragazzini che aveva accusato don Pascal Manca, ex parroco di Mandas e Villamar, di aver abusato di lui e di altri bimbi, ha cambiato versione dei fatti. Una sorta di colpo di scena che, su richiesta degli avvocati della difesa, verrà messo nero su bianco nella prima udienza che si aprirà in un’aula del Tribunale di Cagliari il prossimo 4 novembre. Il sacerdote era stato arrestato per violenza sessuale sui minori dai Carabinieri.

Sarà compito del giudice per l’udienza preliminare, Ermengarda Ferrarese, venire a capo di queste nuove rivelazioni.

Anche perché i difensori del sacerdote hanno chiesto un processo con rito abbreviato. Le presunte vittime degli abusi sessuali si sono anche schierate parte civile nel processo per ottenere un risarcimento. Uno dei giovanissimi, tra l’altro, avrebbe anche rifiutato circa 30 mila euro offerti dai legali di don Pascal.

La perizia

Dopo aver letto tutte le carte il gup “ha concesso l’abbreviato condizionato - scrive l’agenzia Ansa – alla convocazione del testimone che ha comunque smentito le sue prime dichiarazioni d’accusa". Tra l’altro il giudice, su richiesta dei difensori di don Pascal, gli avvocati Luigi e Pierluigi Concas, ha concesso una perizia psichiatrica nei confronti del sacerdote per stabilire se all’origine del suo “strano” comportamento ci potessero essere gli effetti collaterali dei farmaci che don Pascal utilizzava abitualmente per curare diverse importati patologie e di cui faceva largo uso.

Farmaci che stordiscono

Tra l’altro queste medicine – secondo l’accusa della Procura – sarebbero proprio le stesse che il prete avrebbe mischiato alle bevande fatte bere ai giovani di cui, una volta storditi, avrebbe approfitto. Bisogna ricordare che il sacerdote, don Pascal, era stato arrestato per la prima volta nel maggio dell’anno scorso, 2015, in seguito alla richiesta effettuata dal pubblico ministero Liliana Ledda che poi era stata accolta dal giudice per le indagini preliminari.

Il prete, dopo un periodo a Uta, era stato trasferito agli arresti domiciliari all’interno di un convento gestito dalla Chiesa per poi, proprio poco prima della chiusura delle indagini, tornare in libertà in attesa del processo che si svolgerà in un’aula del Tribunale di Cagliari.