6 novembre 2016, Calabria – Uno scafista, precedentemente arrestato nel 2014, è stato attualmente accusato di terrorismo internazionale dalla Dda di Catanzaro. Ad incastrarlo sarebbero state lettere foto e chat definite compromettenti. Molte immagini lo ritraevano in possesso di armi da guerra in diversi campi di addestramento per jihadisti.

Ad incastrare il terrosrista-scafista sarebbe stata una lettere

I sospetti sono scattati immediatamente dopo l’analisi approfondita dello smartphone e del computer del giovane 23 enne siriano; ciò che però è stata definita la prova schiacciante, dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sarebbe proprio una lettera dello scorso giugno proveniente dalla Danimarca, dove si parla di una ricerca approfondita per un profilo personale da utilizzare per effettuare un attentato precedentemente pianificato.

Lo scafista-terrorista siriano, placcato dalla Guardia di finanza, era stato precedentemente accusato di terrorismo internazionale. Il suo nome è Abo Robeih Tarif, 23enne, di origini siriane, e ad inchiodarlo ci sono delle prove inequivocabili: foto che lo ritraggono con armi da guerra e cinture esplosive, video di addestramenti vari ed in luoghi differenti e chat con riferimenti ad attentati terroristici. Ciò che ha principalmente allarmato gli investigatori sono stati i file trovati sugli apparecchi informatici precedentemente sequestrati allo scafista-terrorista, dopo il suo arrivo nella nazione.

Il giovane siriano aveva contatti con gli jihadisti di tutto il mondo

Tramite le indagini, gli investigatori hanno scoperto che il giovane siriano aveva contatti con diversi paesi del mondo come Venezuela, Libano, Olanda, Turchia, Danimarca ed Irlanda del Nord.

Sono state rinvenute inoltre immagini che ritraggono il 23 enne siriano, ricoperto da una tuta nera utilizzata dai Jihadisti, con il fratello e la madre in un campo d’addestramento. Altre foto ritraggono il siriano in possesso di granate e varie armi. Dopo aver scontato la pena inflittagli nel 2014, Abo Robeih Tarif sarebbe stato scarcerato.

Durante la sua detenzione, riferisce Gratteri, sono state rinvenute foto con diversi tipi di armi da guerra, che probabilmente venivano utilizzate dall’individuo per dimostrare la sua appartenenza ad una determinata organizzazione.