E' giunta nella redazione di un noto quotidiano milanese una lettera drammatica che ha il sapore amaro della sconfitta di una società intera: un anziano signore di 92 anni, Eros Mischi, racconta a tutti noi il suo dramma e chiede la dolce morte per se e per la moglie che è da cinque anni in stato vegetativo.

La sua drammatica vicenda inizia nel 2011, quando la moglie, già malata di alzheimer, viene colpita da ictus e ricoverata per la riabilitazione al Giovanni Paolo II di Milano. Eros lamenta che, in quella occasione, la moglie non era stata sottoposta agli esami necessari, lui aveva spesso assistito alla somministrazione di flebo di glucosio in vena, nonostante la donna soffrisse di diabete.

Alla fine di questo percorso gli dissero solamente che la moglie avrebbe avuto solo 5 giorni di vita e che l'avrebbero spostata in altra struttura, 'perchè li non poteva certo morire'.

Cinque anni drammatici

Quei 5 giorni si sono trasformati in 5 lunghi anni, durante i quali Eros ha vissuto di dolore, di rabbia e disperazione per ciò che stava capitando alla moglie nel reparto moribondi della residenza sociale assistita Golgi Redaelli. Purtroppo la donna non aveva mai dato segni di miglioramento, ma era diventata un corpo inerte e del tutto assente, da accudire in tutto e per tutto.

I signori Mischi hanno tre figli, ma Eros non ha mai voluto che le loro vite fossero stravolte come è stata stravolta la sua, infatti è lui che ogni giorno raggiunge la moglie al Redaelli, sempre alla stessa ora, nel primo pomeriggio.

Si assicura che lei sia stata assistita, che tutto sia a posto e poi ritorna a casa portandosi dietro gli odori della corsia, del cibo d'ospedale e il vuoto terribile per non aver potuto scambiare con la moglie, nemmeno una parola.

Spese diventate insostenibili

Da cinque anni Eros si accolla tutte le spese dell'assistenza alla moglie, la degenza costa ben 2400 Euro al mese che lui versa senza senza batter ciglio, per sua fortuna ha una pensione piena (ha lavorato alla Pirelli e poi in banca per 40 anni) e così riesce a far fronte alle spese, ma diventa sempre più dura, anche per come vanno ora le cose.

A Natale però, Eros ha avuto un cedimento emotivo: forse la festa senza la moglie, forse la stanchezza dei suoi 92 anni, hanno improvvisamente pesato e allora ha preso carta e penna e ha scritto di suo pugno la lettera di cui vi abbiamo parlato. In quello scritto, molto toccante, c'è tutta la sua disperazione ma anche una richiesta di aiuto che dovrebbe far riflettere tutto il mondo politico: 'Ben venga l’eutanasia, che ponga fine per entrambi alle nostre tribulazioni. Per favore, fateci morire!'.