Deleyva editore (Roma) di E. Pilia, ha appena realizzato uneBook, “Futurismo Renaissance. Marinetti e le avanguardie virtuose”, a cura di R. Guerra e di P. Bruni, scrittore e consulente del Ministero dei Beni Culturali. Oltre 50 autori - l'elenco completo sul sito dell'editore e su Amazon.it - per una operazione culturale e futuristica che segnala il ritorno progettuale dell'avanguardia in Italia, tra memoria futurista e reinvenzione del Rinascimento. Si segnalano interventi dei principali promotori delle nuove avanguardie: A. Saccoccio (Netfuturismo), V.

Conte (Trans Art), A. Autino (Space Renaissance), S. Battisti (Connettivismo), R. Paura (Italian Institute for the Future), D. Foschi (Metateismo), Z. Ferrante (Dinanimismo), J.C. Casalini (Futurismo gotico), M. Blindflowers (Destrutturalismo), S. Giovannini (Urfuturismo). Inoltre e per l'avanguardia culturale-scientifica transumanista, si evidenza Riccardo Campa (oltre allo stesso celebre americano Z. Istvan), sociologo della scienza e noto futurologo che abbiamo intervistato in esclusiva per Blasting News. Ecco il testo con domande e risposte.

Società liquida e società futuribile

Nell'attuale società liquida, per dirla con Z. Bauman, il ritorno delle avanguardie segnala una svolta controculturale?

"In un mondo in eterno divenire le avanguardie sono sempre necessarie. L'importante è che non si scada nel cambiamento fine a se stesso, in un cambiamento che si deve imporre a tutti i costi in nome della novità, del progresso, ma che poi è soltanto uno specchietto per le allodole o un modo per rafforzare l'egemonia dei poteri forti o una scusa per eliminare conquiste sociali e culturali che dovrebbero invece essere consolidate e difese.

Potrei fare molti esempi. Siamo sicuri che in nome del multiculturalismo vadano buttati a mare i valori dell'illuminismo, della laicità, del logos occidentale, dell'emancipazione femminile, ecc.? Siamo sicuri che lo Stato-Nazione, nato con la primavera dei popoli, sia un ferrovecchio da gettare nel cimitero delle idee sbagliate in nome di un mondo globalizzato in cui a farla da padrone restano solo i grandi potentati economico-finanziari?

Siamo sicuri che, nel campo artistico, il nuovo vada sempre elogiato, anche quando ci troviamo di fronte pseudo-artisti le cui capacità tecniche, intellettuali e creative sono nettamente inferiori a quelle dei pittori e degli scultori del Quattrocento? E potrei continuare. Insomma, innovazione sì, avanguardie sì, ma guardiamo anche alla qualità dei cambiamenti e delle opere.

Marinetti o il fascismo

In “Futurismo Renaissance”, c'è un tuo saggio sorprendente e neogramsciano, esatto?

Nel mio testo, “La vexata quaestio dei rapporti tra futurismo e fascismo”, propongo l'annosa questione dei rapporti tra Futurismo e Fascismo. Credo che, per superare definitivamente certi equivoci, aiuti molto capire che il Futurismo non fu soltanto un movimento artistico-letterario, ma anche una filosofia, e in particolare una "filosofia politica".

Questo consente di comprendere il fenomeno culturale nella sua autonomia, aldilà di certe complicate sinergie con il regime di Mussolini, segnate tra l’altro da avvicinamenti e allontanamenti. Complicate sinergie che, si badi, non sono mancate tra Fascismo e altri movimenti politico-culturali, come Liberalismo, Cattolicesimo e Socialismo.