Si chiama Derek Fordjour ed è un artista afroamericano classe 1974 che vive e lavora a New York. Si trova momentaneamente in Italia, in particolare a Torino, ad allestire la sua prima retrospettiva nel Bel Paese che aprirà i battentidal 7 ottobre al 2 novembre 2016presso Luce Gallery (Corso San Maurizio 25).
Dal titolo Agency & Regulation, la mostra torinese presenta ai visitatori una serie di opere dell’artista: i soggetti sono colorati e in movimento, ma celano qualcosa di speciale. Osservandole con attenzione il reale significato del disegno balza agli occhi.
Derek utilizza le “implicazioni economiche, politiche e sociali dello sport - come lui stesso afferma - per mettere in discussione la struttura di potere che esiste intorno a premi e sanzioni, sia per il giocatore all'interno della partita sia come allegoria dell'esperienza umana più ampia”.
L’artista ha toccato con mano il problema delle segregazioni razziali: <<la mia infanzia è stata abbastanza confortevole - racconta -; sono però cresciuto nel sud degli Stati Uniti, quindi il problema della giustizia è molto importante per me>>. Per affrontare questo tema sceglie il tema dello sport che solitamente rappresenta per i giocatori afroamericani la possibilità di un riscatto. Diventando dei campioni vengono accettati dalla propria comunità.
Ma lo sport è anche un’arma a doppio taglio e può portare l’atleta all’allontanamento dalle proprie radici.
<<Se le regole dello sport non sono corrette - continua Fordjour -per quanto l'atleta possa giocare bene ed impegnarsi, egli non potrà mai vincere, come un bambino nero nell'eterna battaglia contro i segni dell'inferiorità>>.
Ma c'è un altro parallelismo che viene fuori: per l'artista lo sport dovrebbe esser riconosciuto come una forma d'arte. <<Sport ed Arte hanno quel genere di relazione che Johann Wolfgang Von Goethe descriveva come affinità elettive. Essi non hanno scopi pratici ed entrambi sono nati per quello che il filosofo Huizinga ha chiamato "l'istinto del gioco”>>.