Ci sono dei momenti storici in cui avvengono, quasi all’improvviso, delle rotture generazionali che tendono a fare tabula rasa con il passato, ripartendo da zero, costruendo nuovi stili, comportamenti, ritmi e mode. Questo è ciò che è accaduto in Inghilterra alla metà degli anni ’70 del secolo scorso con il fenomeno del Punk, una rivoluzione musicale, estetica e del gusto, in grado di sconvolgere o capovolgere completamente i canoni dell’epoca. Non solo distruzione dell’ordine costituito ma anche comunicazione del disagio sociale di una generazione emergente.
Non solo musica, quindi. In questo, e non solo, il Punk manifesta affinità con un altro grande movimento di cambiamento, il Dadaismo, che una sessantina di anni prima aveva messo in discussione e quindi distrutto vecchie concezioni ormai desuete dell’Arte; fino a configurarsi come anti-arte.
C’é un prima e un dopo il Dada, così come c’è un prima e un dopo il Punk. C’è comunque un tramite, il Situazionismo, un movimento degli anni ‘50/60 d’impronta dadaista, che voleva creare “situazioni”, cioè momenti di vita collettiva, legati al gioco, alla creatività, agli eventi. La boutique Sex al 430 di King’s Road a Londra, da cui scaturì il movimento Punk, era gestita da una coppia di simpatizzanti situazionisti: Malcolm McLaren, astuto mentore e manager del gruppo musicale Sex Pistols, e Vivienne Westwood, creatrice dello stile punk per poi diventare l’affermata stilista odierna.
Situazionista e grande appassionato delle avanguardie del ‘900, è anche Jamie Reid, l’artista responsabile del segno iconico del Punk con le celebri copertine dei dischi dei Sex Pistols.
Le illustrazioni e le opere grafiche di Jamie Reid, la documentazione fotografica e audiovisiva realizzata da John Tiberi, ex tour manager dei Sex Pistols, e una vasta retrospettiva dedicata al regista Julien Temple e alla cinematografia punk, rappresentano il nucleo centrale della mostra Punk Dada Situation, allestita a Lucca presso la Fondazione Ragghianti (3 aprile – 1 maggio 2017).
Un piccolo assaggio in grado di evocare quello che potrebbe essere un evento molto più esteso e di percorrere completamente questa linea dissonante di avanguardie sghembe e anarcoidi, dal Dada al Punk, unendo tutti i puntini che collegano Marcel Duchamp, Guy Debord e Johnny Rotten/Lydon (perdonando a quest'ultimo qualche sua recente deriva). Si segue, anche, la strada indicata alla perfezione dalle “Tracce di rossetto” di Greil Marcus (saggio seminale, circa questi temi, pubblicato nel 1989 dal critico culturale statunitense).