Otto anni: possono sembrare pochi, ma in politica sono comparabili a una vera e propria era geologica. Proprio per questo i fatti politici oltrepassano ben presto la soglia della cronaca per diventare storia. Se guardiamo alle Primarie del PD, molto sembra essere cambiato rispetto a quelle del 2009. Non soltanto per la partecipazione (a quella consultazione parteciparono 3.049.266 elettori, un numero ben superiore al milione pronosticato per quelle attualmente in corso), ma anche per i protagonisti e i giochi di alleanze. I 3 sfidanti del 2009 erano Pier Luigi Bersani (che risulterà vincitore con il 53,23%), Dario Franceschini (34,27%) e Ignazio Marino (12,5%).
Di questi, soltanto Franceschini è rimasto nel partito, ricoprendo anche la carica di Ministro dei Beni Culturali. Bersani lo ha abbondonato di recente, fondando insieme ad altri scissionisti Articolo 1-MDP. Marino, dopo essere stato eletto Sindaco di Roma ed essere stato costretto ad abbandonare la carica su iniziativa del suo stesso partito, non ha più rinnovato la tessera e sembra, al momento, guardare alla politica da posizione defilata. Matteo Renzi era all'epoca Sindaco di Firenze e la sua figura era quella di un giovane amministratore emergente, non ancora influente sul piano nazionale. L'altro astro nascente del PD di allora era Giuseppe Civati. Il giovane dirigente lombardo sostenne la candidatura di Marino, di cui era coordinatore nazionale della campagna elettorale, concordando un programma basato su merito, ambiente, salute, diritti civili, laicità.
Queste posizioni, soprattutto in tema di testamento biologico, crearono un fronte polemico con il piccolo e agguerrito fronte "teodem", guidato da Paola Binetti. Pochi anni dopo, sebbene su sponde diverse, sia la Binetti, sia Civati lasceranno il partito. E, a proposito di abbandoni futuri, può destare una certa sorpresa, visto con occhi attuali, che l'attuale esponente di Sinistra Italiana Sergio Cofferrati fosse schierato con la mozione di Franceschini, che era sostenuto anche da Mario Adinolfi, prima della sua svolta radicalista cristiana, che lo porterà a lasciare il partito qualche tempo dopo.
Visti questi precedenti chi se la sente di scommettere con sicurezza che Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano, saranno, nel giro di pochi anni, ancora tutti e 3 saldamente all'interno del Partito Democratico?