"Dont' cry for me, Argentina". O forse sì. Il Paese sudamericano è vicino a dichiarare fallimento per la seconda volta in 13 anni, sebbene con un percorso diverso rispetto al primo caso. L'Argentina, dopo lo scampato pericolo, che vedeva correre alle banche milioni di persone che temevano per i propri stipendi e risparmi, ha conosciuto anche una discreta ripresa nei 6-7 anni successivi al crack. Per poi ripiombare, come il resto del mondo inghiottito nella crisi partita nel 2008, in un lento declino economico.

Bisogna comunque chiarire che non c'è, di fondo, una crisi finanziaria da collasso.

Del resto l'Argentina si dice pronta a onorare pure il proprio debito. Peraltro ha pagato quanto doveva ai suoi creditori ma i soldi sono stati bloccati dal giudice americano che ha stabilito che doveva i soldi ai fondi hedge. In particolare, a far scattare l'allarme è il fatto che il Paese guidato da Cristina Kirchner, considerata l'Evita Peron dei tempi moderni, non ha pagato i 1,5 miliardi di dollari di bond e interessi agli americani entro mezzanotte. A spiegarlo il ministro dell'Economia, Axel Kicillof, in una difficile conferenza stampa.

Ma cosa rischiamo noi italiani? A chiarircelo è La Stampa. La parola definitiva se si tratti o meno di default tocca, all'Isda, l'ente sovranazionale che ha sede negli Usa e che sovraintende le procedure dei debiti degli Stati.

Ha dichiarato che si prenderà qualche giorno di tempo, ma una soluzione è possibile.

I valori dei bond scambiati sul mercato secondario stanno ovviamente perdendo valore in Borsa, e si prospetta che lo faranno per alcuni giorni finché non sarà fatta chiarezza. Si perderanno così i valori recuperati in questi anni. Inoltre, per quanti non hanno aderito al concambio all'epoca, non cambia praticamente nulla.

Hanno comunque la possibilità di poter procedere, con un ricorso molto tortuoso e sperare che venga ammessa la loro richiesta.

Infine, le cedole. Bisogna capire se verranno ancora pagate. I soldi comunque sono stati depositati e l'Argentina ha dichiarato di voler onorare il proprio debito. Resta da capire quando saranno sbloccati, affinché i pagamenti procedino.

Insomma, fin quando la Isda non si pronuncerà definitivamente tra qualche giorno, per i risparmiatori continuerà l'agonia. Mentre i titoli, molto probabilmente, continueranno a soffrire in Borsa. La quale non fa sconti in caso di incertezze…