C’è un rimpallo strano fra le notizie rassicuranti sulla ripresa economica che riceviamo quotidianamente e quelle che rispondono a fatti reali. Alcuni indicatori, per lo più sbandierati dal governo, ci indurrebbero a pensare che la crisi sia un ricordo sempre più sbiadito e remoto. Ma di lì a poco, ecco un altro proclama, generalmente dell’Istat o di qualche Organo indipendente dai partiti, che denuncia l’opposto. Ma insomma, la crisi economica in Italia, con la quale stiamo facendo i conti ormai da quasi sette anni, è finita, sta per finire o la ripresa è ancora lontana?

Secondo Mediobanca la crisi non è per nulla finita!

A cercare di dare una risposta è infatti scesa in campo direttamente Mediobanca, che ha commissionato un’inchiesta, ricavandone un rapporto stilato da Ricerche & Studi, l’Area Studi di Mediobanca, che sviluppa indagini economiche sulle imprese e sui mercati finanziari nazionali ed internazionali, sin dalla fondazione, avvenuta nel 1946. Ebbene, l’autorevole voce di uno dei più importanti Istituti di Credito italiano ha concluso che la crisi non è per nulla finita!

L'occupazione la spina nel fianco della nostra economia

Gli indicatori negativi provengono dai dati dell’occupazione riferiti ad oltre duemila imprese dei settori industria e servizi dove i tagli occupazionali sono consistenti dal 2008 fino ai giorni nostri, registrando un -8,5% del numero degli operai, un segno negativo che riguarda il settore manifatturiero dove il taglio è stato addirittura del 12%, mentre il settore dirigenziale risente di un taglio meno consistente, ma pur sempre indicativo, un -2%.

Le aziende estere in Italia risentono la crisi

Chi riteneva che le aziende estere in Italia, detenessero un proprio management fuori dal nostro Paese che in qualche modo le allontanasse dai problemi che sono propri dell’Italia, si sbagliava. Anche le aziende estere sul nostro territorio tagliano, eccome, l’occupazione. Su cento operai assunti, almeno 19 hanno perso il lavoro, e sia pure in minor misura, stessa sorte è accaduta al comparto degli impiegati, dove il taglio si è fermato a quota 8%.

Insomma, la crisi ha delineato una situazione a macchia di leopardo per quanto attiene i diversi settori produttivi. Va male l’editoria, ma aumenta il settore della pelle con un +33%. Va male anche l’edilizia con un -38% e persino le telecomunicazioni con un -24%

Gli investimenti: una nota positiva fuori dal coro

Un aumento degli investimenti lo scorso anno si è registrato, potendo concludere che in percentuale si è assistito ad un +9% e questo dato è destinato a crescere anche quest’anno.

Ma il settore risente di dieci anni di crisi profonda e persino il segno positivo lo si guarda con scarso ottimismo. Va bene invece l’estero su estero. Le aziende italiane che si trovano all’estero vendono e fanno affari, un dato impressionante se consideriamo che il 70% della produzione made in Italy è proprio estero su estero. Un dato apparentemente confortante, ma che a noi apporta poco, se si pensa che la manodopera in questo caso è tutta straniera. D’altronde, se si analizza il rientro dei capitali investiti all’estero non c’è da stare molto allegri. Da noi torna appena il 5,2%, altrove, oltre confine, lo stesso dato giunge al 14,3%.

Insomma, la crisi non è finita, l'economia è stagnante, l'occupazione continua ad essere ai minimi storici, le imprese in Italia chiudono e tentano l'ultima strada loro possibile, costituita dalla delocalizzazione, una scelta questa che il più delle volte risulta vincente all'impresa e perdente per la nostra occupazione, per non contare la tassazione, assestatasi oltre il 50% che mina ogni speranza di recupero per la nostra produzione entro i confini nazionali. In Italia, di questo passo, parlare di ripresa economica in tempi ragionevolmente brevi, è quanto mai utopistico.