Il comparto farmaceutico sta crescendo anche oltreoceano e il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, lo sa benissimo. Èvolato a New York al convegno Influence, Relevance, Growth - Italy's opportunity and new paradigm, organizzato da Italian Business & Investment Initiative in collaborazione con Ernst & Young ed ha invitato investitori e imprenditori americani a investire in Italia perché il settore farmaceutico ha già superato la fase di crisi ed è ora proiettato verso una leadership europea. Ora il nostro Paese è solo secondo dopo la Germania ma ci sono tutti i presupposti per diventare primi.

Il settore farmaceutico, fiore all'occhiello del made in Italy

Negli ultimi cinque anni la produzione dei prodotti farmaceutici è aumentata regolarmente (+ 10%), in controtendenza con la media del manifatturiero made in Italy che, nello stesso periodo ha fatto registrare un segno negativo (– 7%).Con 30 miliardi di fatturato nel 2015, di cui oltre il 70% destinato all’export, la produzione del farmaceutico italiano è solo seconda in Europa, poco distante dalla Germania.

Anche i dati sull’ occupazione hanno il segno +. Solo negli ultimi due anni ci sono state 5.000 nuove assunzioni, di cui la metà giovani, sotto i trent’anni.Ci sono stati notevoli investimenti in tecnologia, tali da far dire che in Italia “l’industria 4.0” è già una realtà.

E non mancano multinazionali che vengono ad investire da noi proprio per la preparazione degli addetti, il know how delle imprese e l’eccellenza dei numerosi centri dell’indotto, l’apparato satellite della nostra industria.

La ricerca made in Italy

Anche su questo fronte ci sono segnali positivi, soprattutto sul versante clinico.

In due anni gliinvestimenti negli studi clinici sono aumentati del 20% guadagnando quote di mercato in ambito europeo.Inoltre è anche da registrare una crescente specializzazione nel biotech, nella produzione dei vaccini e degli emoderivati, attirando capitali esteri grazie al trasferimento in Italia di intere linee di produzione di farmaci destinati al mercato mondiale.

Risultati di eccellenza si stanno ottenendo anche nelle terapie avanzate e nelle malattie rare. “Sono risultati che devono essere consolidati” dice Scaccabarozzi, “con una nuova governace che valorizzi l’innovazione e renda l’Italia ancora più attrattiva”.

Non tutte rose e fiori. Difficile tuttavia nascondere che questo nuovo trend di successo si è giocato sulla pelle di migliaia di ricercatori che hanno dovuto interrompere i tanti progetti di discovery portati avanti grazie a consolidati know how, per dedicarsi ad altre attività o, addirittura, cambiare mestiere. Tutto questo è successo negli ultimi 5-10 anni con tanti centri di ricerca chiusi o “riorganizzati”, in quanto la nuova governace aveva suggerito ai nostri imprenditori del farmaco che era meglio cambiar pelle alla ricerca perché i modelli tradizionali non erano più competitivi.

Adesso tutti speriamo chequesto nuovo corso abbia un percorso di lungo respiro.