Ieri
Vigevano, Regno Sabaudo, 1846. Nasce il primo stabilimento di produzione di quella che sarà per tuttigli italianila Birra Peroni, sinonimo di gusto, garanzia e qualità.
Da quest'idea di Francesco Peroni, che fu in realtà una scommessa con il tempo e con la gente, nasceranno numerosi altri stabilimenti in tutta Italia, pronti a sfornare quella schiumosa, leggera e saporita bevanda che negli anni 60 diventerà famosa con lo spot "Chiamami Peroni, sarò la tua birra".
Negli stessi anni nasce anche la Nastro Azzurro, una sorta di "birra premium" con cui la Peroni punta a un nuovo target di consumatori.
Il marchio Peroni diventa ambasciatore del Made in Italy, esportando cultura e prodotti italiani negli Stati Uniti e persino in Australia.
Nel 2003 però diventa parte del gruppo SABMiller, una fusione dei gruppi SAB(Sud Africa) e Miller(America).
Lo scorso autunno, poi, il gruppo intero è stato comprato per 112 miliardi di euro dal rivale Ab InBev, una multinazionale belga-americana, entrando a far parte così di un vero e proprio colosso economico.
Il marchio quindi non è più "italiano" in senso stretto già da parecchi anni.
Oggi
Con l'ultima acquisizione sono cominciati i problemi legati a possibili "lamenti" dell'Antitrust: la multinazionale infatti possiede moltissimi marchi tra cui anche Stella Artois (belga) e Grolsch (olandese), oltre che Peroni, Nastro Azzurro e moltissimi altri.
Per cui è stato quasi necessario doverne mettere sul mercato almeno un paio; la scelta è caduta proprio sul simbolo "Peroni".
Erano già arrivate altre offerte da altre aziende, ma pare sarà la Asashi ad accaparrarsi "la bionda" con un'offerta di 3,5 miliardi di dollariche comprende anche il marchio olandese Grolsch.
Asashi è leader, in Giappone, nel mercato della birra, possedendo una quota del 38%, ed è in continua espansione verso l'estero a causa del fatto che, pare, la popolazione locale preferisca il vino.
Con quest'azione economica, quindi, si vanno a "sanare" alcune falle ditutti, a livello mondiale, attraverso l'aiuto di un popolo, quello giapponese, che è noto per la sua serietà e scrupolosità nella concretizzazione di progetti e nella realizzazione di prodotti e nuove tecnologie.
Ma c'è chi si lamenta della perdita del Made in Italy... senza sapere che la Peroni non è più italiana, ormai, da oltre 10 anni.