Non accenna ad esaurirsi il dibattito attorno al caso Pensioni Quota 96 Scuola: l’ultima significativa novità ha coinciso con le dichiarazioni rilasciate da Matteo Renzi prima della pausa estiva, con il Premier ad aver candidamente sottolineato come siano altri i veri problemi. La questione è che in mancanza di un intervento mirato i Quota 96 della Scuola rimarranno a lavoro per un periodo di tempo variabile che potrebbe prolungarsi siano ai 7 anni in più. La cosa avrebbe del clamoroso oltre che del vergognoso, un epilogo al quale nessuno dei diretti interessati ha voglia di credere.

La pausa estiva sembra intanto aver portato consiglio a Renzi, che se da un lato mostra la più assoluta insensibilità in merito al caso pensioni Quota 96 Scuola dall’altro ha avviato i lavori in vista della riforma previdenziale che verrà inserita all’interno della prossima Legge di Stabilità: il ministro Padoan starebbe in particolare pensando di introdurre un contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro che risulti in grado di far accantonare oltre 1 miliardo l’anno. Se si considera che per risolvere il caso dei Quota 96 ‘basterebbero’ 450 mln spalmati su più anni ben si comprende come al momento a pesare siano le scelte politiche e non i millantati problemi di natura economica.

Pensioni Quota 96 Scuola, riforma Fornero costerà 7 anni? Indetta una maxi manifestazione per il 29 agosto

Facciamo un passo indietro: perché è nato il caso pensioni Quota 96 Scuola? Tutto è iniziato con la riforma Fornero che non ha tenuto conto della specificità dell’anno scolastico rispetto a quello solare, una differenza in virtù della quale si va in pensione a partire dal primo settembre pur avendo maturato i requisiti prima. I Quota 96 della Scuola sono nati nel 1951 e 52 e hanno maturato il diritto al pensionamento nel 2012, ma l’errore tecnico compiuto dalla riforma Fornero gli ha negato il diritto raggiunto. Ad aggravare il quadro il fatto che la ‘svista’ potrebbe costare 7 anni di lavoro in più: ‘Ci sono 4000 persone che vorrebbero andare in pensione, che ne hanno legittima aspettativa, non direi un diritto, ma il problema non sono quei quattromila, che un lavoro ce l’hanno, bensì i milioni di persone che non ce l’hanno’, ha affermato Renzi parlando del caso pensioni Quota 96 Scuola. Derubricare un diritto al rango di ‘legittima aspettativa’ non è altro che l’ennesima mancanza di rispetto verso una categoria che al danno subito è costantemente chiamata ad aggiungere la beffa. La beffa di essere presi in giro, la beffa di vedere un provvedimento (l’emendamento alla riforma della PA) prima approvato e poi stralciato, la beffa di sentirsi dire che prima viene chi non ha un lavoro ‘perché loro infondo un lavoro ce l’hanno’. Peccato che mandare in pensione i 4000 Quota 96 significherebbe dare un impiego ad altri 4000 precari, ecco che le due vertenze (Quota 96 della Scuola e precari) sono legate e non disgiunte come vorrebbe far credere Renzi. Un’unione che verrà certificata dalla maxi manifestazione che vedrà Quota 96 e precari uniti insieme il prossimo 29 agosto. Anche se Renzi non accenna a prendere in considerazione il caso pensioni Quota 96 Scuola, al ritorno dalla pausa estiva il governo ha avviato i primi meeting in vista di un importante intervento previdenziale.

Pensioni Quota 96 Scuola e riforma previdenziale, Renzi taglia le pensioni d’oro?

Stando a quanto riportato da Repubblica, il governo Renzi starebbe infatti pensando di istituire un contributo per le pensioni d’oro e ‘gli assegni di argento’ al di sopra dei 3500 euro mensili netti, una manovra che dovrebbe fruttare oltre un miliardo di euro l’anno da doversi utilizzare per la vertenza degli esodati. Se pensiamo che per risolvere il caso pensioni Quota 96 Scuola servirebbero 450 mln spalmati su più anni ben si comprende come il governo Renzi abbia compiuto una precisa scelta politica e non imboccato una via obbligata a causa dei conti statali in rosso. La realtà è questa, il resto sono solo chiacchiere.