La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti nella Pubblica Amministrazione. La sentenza della Consulta, che riguarda oltre 3 milioni di dipendenti statali, non è retroattiva. Particolare, questo, che fa sfumare le speranze dei lavoratori della Pubblica Amministrazione di ottenere un cospicuo rimborso per gli anni di mancati aumenti e, allo stesso tempo, fa tirare un sospiro di sollievo al governo Renzi che, in caso contrario, si sarebbe trovato a fronteggiare un buco di 35 miliardi di euro, come avvenuto per la sentenza sulle pensioni.

Il ricorso contro il blocco degli stipendi degli statali era stato presentato dal sindacato Confsal-Unsa.

Blocco dei contratti statali: la sentenza della Corte Costituzionale non vale per il passato.

Il rinnovo dei contratti dei dipendenti della Pubblica Amministrazione era stato bloccato nel 2010 dal governo Berlusconi e successivamente confermato dai governi Monti, Letta e Renzi attraverso l'inserimento della disposizione in decreti riguardanti il risanamento dei conti pubblici. Questa modalità potrebbe essere stata la chiave che ha consentito alla Corte Costituzionale l'equilibrismo della sentenza con la quale viene dichiarato incostituzionale il blocco dei contratti degli statali, ma si riconosce implicitamente la necessità della misura volta a salvaguardare i conti pubblici.

Interpretazione favorita dal fatto che, nel frattempo, l'articolo 81 della Costituzione è stato modificato introducendo l'obbligo del 'pareggio di bilancio' per i conti dello Stato.

Con la sentenza odierna, la Consulta ha sostanzialmente accolto l'allarme lanciato nei giorni scorsi dall'Avvocatura dello Stato sull'entità del buco che si sarebbe generato nei conti pubblici (35 miliardi di euro) nel caso in cui si fosse reso necessario sanare il periodo di vacanza contrattuale dei dipendenti pubblici.

Illegittimo il blocco degli stipendi degli statali: cosa succede ora?

Con il blocco degli stipendi degli ultimi sei anni, i dipendenti statali hanno perso, in media, circa 4800 euro, pari a circa il 10 per cento della retribuzione. Soldi che la sentenza della Corte Costituzionale mantiene nelle casse dello Stato. La partita che si apre ora è quella del rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione, come ha ricordato il segretario del sindacato Flp, Marco Carlomagno, secondo cui il governo non ha più scuse per rinviare l'apertura nel negoziato.

E' certo che i sindacati cercheranno di recuperare il più possibile di quanto perso in questi sei anni col nuovo contratto che, secondo stime approssimative, potrebbe costare 3-4 miliardi.