Stavo lì ad ascoltare il telegiornale e mi ero ormai predisposto all'ascolto delle informazioni sportive, quando la giornalista informòche si era conclusa la 21^ edizione del torneo UISP di calcio a 11 per immigrati. Felicemente sorpreso, in un Paese in cui le attività di inclusione sociale vengono spesso sottaciute, mi tornò alla mente qualcosa di lontano, di vissuto nel 1993. Quell'anno ero a Brescia, in servizio di leva, comandato allo stadio per badare all'ordine pubblico.Sorpreso dalla sua formidabile crescita dell’evento, ho volutoapprofondire l'argomento.

Perché un torneo di calcio per immigrati?

Possibile che su un tema come quello dell'immigrazione si stia sbagliando tutto e tutti?E' evidente che non esistono argomentazioni logiche sostenibili da parte di chi vuole trasformare a tutti i costi i migranti, coloro che fuggono dalla fame e dalle guerre, in nostri acerrimi nemici. E' chiaro a tutti che chi sostiene questa tesi sta lavorando per il suo tornaconto, allo scopo di raccattare consensi intorno ad un disegno che la storia ha da sempre puntualmente bocciato come assolutista. So bene, però, che non può essere la logica a far cambiare idea a queste persone: loro sostengono le loro tesi con affermazioni fondate sull'emergenza, sulla rabbia e sulle nostre infinite insicurezze.

Ma di certo sbagliano anche coloro che pensano che questi derelitti, per forza di cose, col tempo finiranno con l'integrarsi in modo naturale. Con logica pressoché scientifica, ritengo che nessun processo possa essere indolore e nessuna trasformazione possa avvenire senza cambiamenti in coloro che vengono a contatto.Un dialogo, specie se interculturale, èpossibile solo se le parti desiderano colloquiare fra loro.

Il torneo UISP va proprio in questa direzione. Lo scopo è mettere a contattoculture differenti facendone emergere la compatibilità anche col territorio.

Il torneo

Non so dare una spiegazione dell'accresciuto interesse per l'evento: forse la finale giocata nello stadio del Brescia Calcio, forse il patrocinio del Comune o forse, anche, la spinta data dalla Lega di Serie B con l'iniziativa B Solidale.

Fatto sta che il messaggio di solidarietà ed integrazione, che da sempre si pone alla base di ogni attività sportiva, quest'anno haraggiunto l'obiettivo.

Nel dettaglio, si tratta di un torneo di calcio a 11 organizzato dalla UISP - Unione Italiana Sport per Tutti, al quale possono iscriversi solo squadre di immigrati.

Destinata a dare allo sport il suo primario significato di elemento di socializzazione, di pacifica convivenza e di confronto, quest'anno la manifestazione ha messo in campo ben 10 rappresentative. Non importa chi havinto. Quel che più interessa è il risultato, e non mi riferisco di certo a quello del campo. Ogni partita èstata una festa per tutti, un raro momento di socialità interculturale, una evidenza dell'effettivo inserimento dei vari gruppi nel tessuto sociale.

Una iniziativa di inclusione sociale che si è conclusacon successo grazie all'impegno congiunto delle varie componenti sportive, sociali e politiche.

Il torneo UISP di calcio per immigrati si è dimostratoun valido esempio di valorizzazione del capitale umano, un modo semplice e convincente per osservare che l'altro non èdiverso da noi anche perché vive le nostre stesse passioni.

Una goccia in mezzo al mare dei problemi di chi cerca di inserirsi in un tessuto sociale che raramente offre pari opportunità e possibilità di compartecipazione alla vita sociale. Una iniziativa, dunque, che è andataben al di là del mero evento agonistico, evidenziando gli aspetti positivi dello sport, elementi capaci di abbattere ogni forma di barriera interculturale amalgamando individui di diversa origine e nazionalità.

La festa ed il folklore che ha accomunato gli spettatori e le squadre èla dimostrazione di come una integrazione sia possibile e di quanto lo strumento sportivo possa fare per rendere protagonisti positivi molti degli stranieri che vivono e lavorano nel nostro Paese.