Percepire la tanto ambita diaria senza tuttavia svolgere incarichi istituzionali si può. Anzi, si fa. E molto spesso. Un articolo recente de Il Fatto Quotidiano mette in luce il meccanismo utilizzato da un gran numero di parlamentari per ricevere gli introiti delle diarie, senza tuttavia essere presenti in aula e svolgere mansioni amministrative.

A permettere di essere conteggiati come presenti ai lavori dell’aula, senza tuttavia esserci fisicamente, è l’istituto della “missione”. Il Regolamento della Camera, per fissare il numero legale, conteggia come presenti quei deputati che si trovano fuori sede per incarichi ricevuti dalla Camera stessa o ragioni d’ufficio se si tratta di membri del governo.

Il problema, però, è che buona parte dei deputati approfittano troppo spesso delle missioni, allettati dai 3.500 euro in più mensili che la diaria garantisce per le spese di soggiorno a Roma. Invece di dichiararsi assenti, e quindi dover rinunciare alla somma, molti preferiscono annunciare di essere in missione, pur non andando a svolgere alcun incarico istituzionale fuori sede.

La procedura è fin troppo semplice. Basta un fax, che viene autorizzato e registrato da organi della Camera senza alcun tipo di controllo. Come si legge nell’articolo, provvedimenti per uso improprio dell’istituto non si sono mai registrati, e addirittura non sono previsti.

Fra i più attivi ‘missionari’ si trovano esponenti di tutti i partiti: Di Maio (M5S), Brunetta (FI), Valentina Vezzali (Gruppo Misto, beccata ad allenarsi in palestra dalle telecamere di La7 mentre avrebbe dovuto presiedere i lavori in aula), Michela Brambilla (che inaugurava un negozio pet friendly all’ipermercato ‘La Rotonda’), Luca Lotti (Pd).

Sono solo pochi esempi di un comportamento ampiamente diffuso, che determina i celebri banchi vuoti in numerose sedute della Camera.

Del resto sembra essere una prassi comune che va avanti da almeno vent’anni. In pochi hanno provato a porre meccanismi di controllo sulle missioni fuori sede, a cominciare da Irene Pivetti nel 1996, che aveva provato a stringere il campo delle missioni per “attività direttamente legate a compiti istituzionali”, in quanto spesso l’assenteismo era dovuto ad attività rivolte più al proprio gruppo politico che a compiti amministrativi.

Il meccanismo si è invece conservato quasi inalterato, e ancora oggi, l’attenzione della Camera sembra più volta a garantire terminologie corrette per elevare il ruolo della donna piuttosto che limitare l’attribuzione illecita di denaro pubblico.