La parola Maxi processo ci porta indietro di trent'anni a Palermo quando grazie alle istruttorie di Falcone e Borsellino furono messi in carcere o condannati in contumacia centinaia e centinaia di membri appartenenti aCosa Nostra. Il 5 di novembre un altro Maxi processo avrà luogo stavolta a Roma grazie al rinvio a giudizio di 34 persone che sono coinvolte in Mafia Capitale. Questo, in realtà, è un secondo procedimento che va ad unificarsi alla prima operazione (Terra di Mezzo) di dicembre che portò in carcere Massimo Carminati e Salvatore Buzzi(cheha anche fatto allusioni al calciatore della Roma Francesco Totti)ritenuti dagli inquirenti come i vertici dell'organizzazione criminale.
Proprio loro due saranno gli imputati principali del processo insieme ad altre 57 persone tra cui Luca Gramazio, capogruppo forzista in Regione e Mirco Coratti ex presidente del Consiglio Comunale di Roma in quota PD. Verranno giudicati, tra gli altri, anche i consiglieri comunali Massimo Caprari e Giovanni Tredicine, Andrea Tassone (ex presidente del Municipio di Ostia) e Guido Magrini responsabile delle Politiche Sociali della Regione.
Le accuse e le prime testimonianze
L'accusa a cui dovranno rispondere gli imputati è associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, estorsione, riciclaggio e usura. Dopo la prima fase del dicembre dello scorso anno, i Pubblici Ministeri diretti da Pignatone hanno iniziato una seconda tranchedi indagini che ha raggiunto l'acme con gli arresti dello scorso 4 giugno a seguito di scoperte sugli affari illeciti nel ramo dell'accoglienza.
Salvatore Buzzi, vero "focus" del processo anche per le sue dichiarazioni che tirano in ballo Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, viene descritto come un vero e proprio punto di riferimento per tutte quelle cooperative che si sono assicurate tramite collusione e corruzione una serie lunghissima di appalti e finanziamenti della Regione, delle municipalizzate e del Comune.
Ma le indagini non si sono di certo fermante: da alcune settimane anche Luca Odevaine che gestiva il mondo dell'immigrazione ha deciso di rispondere alle domande degli inquirenti, gli stessi che invece non sono minimamente convinti delle testimonianze di Buzzi sull'utilizzo del denaro che vi veniva concesso e sui suoi rapporti con l'ex sindaco capitolino Alemanno.