Le nomine ai principali musei ed aree archeologiche del ministro del MIBACT Dario Franceschini, stanno continuando a far discutere. Nelle ultime ore sono scesi in campo due dei principali critici d'Arte italiani: Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio che, con stile decisamente opposto, hanno espresso tutte le loro perplessità sulle scelte ministeriali.

Vittorio Sgarbi: 'Ma quale svolta'

Secondo Sgarbi, la voce senza dubbio più criticale nomine di Franceschini sono un errore estremamente grave che umiliano i funzionari delle sovrintendenze. Franceschini, continua l'ex Ministro dei Beni Culturali, ha fatto solamente una operazione di immagine aprendo anche agli stranieri.

Sgarbi, poi, vuole sottolineare come nessuno vogliamettere in discussione la competenza degli studiosi scelti, ma sottolineacome non sia detto che gli stranieri abbiano una maggiore competenza degli italiani e chiede ai sovrintendenti di ribellarsi con questo metodo "profondamente ingiusto e sbagliato" utilizzato dal ministro.

Philippe Daverio: 'Nomi non all'altezza'

L'eccentrico critico sposta l'attenzione sull'incapacità del MIBACT di organizzare concorsi idonee a formare menti in grado di ricoprire ruoli di enorme rilievo nella cultura italiana. Gli stranieri, secondo il critico, faranno una gran fatica ad entrare in sintonia con la società italiana e con i sindacati. Le nomine straniere, conclude Daverio, rappresentano l'apice del "pressapochismo italiano".Sicuramente il ministro si gioca molto con queste nomine così impopolari, potrebbe essere l'inizio di una ripresa culturale in Italia?Sicuramente è una dura prova per il Governo Renzi ma, indipendentemente da come gestiranno il bene a loro affidato, queste nomine saranno destinate a scatenare altre polemiche.

I giovani ricercatori italiani, molte volte sottopagati encon l'impossibilità di compiere percorsi di crescita nelle università italiane, avranno il loro bel da farsi per sensibilizzare le autorità competenti allo studio di una forma di concorso pubblico per titoli di studio in grado di trovare le cosiddette "soluzioni interne" che, sicuramente, conoscono meglio la realtà italiana, non solo culturale.