Il 26 settembre il Consiglio dei Ministri delibererà la data del Referendum Costituzionale. Ad annunciarlo è stato Matteo Renzi, ospite degli studi Rai di Uno Mattina. Dopo settimane e settimane di attesa sembra giungere al capolinea il mistero sulla data dell’appuntamento che caratterizzerà, nel bene o nel male, il termine di questa legislatura. I fronti del Sì e del No hanno già da tempo affilato le armi facendo trasparire quello che sarà il clima della contrapposizione. Il premier si gioca molto della sua avventura politica e, come lui, i suoi principali avversari.

Ecco che il Referendum Costituzionale va trasformandosi allora sempre più in una prova generale di quella che sarà la campagna per elezioni governative prossime. Basta guardare alle dichiarazioni dei principali protagonisti della contesa: dal Sì o No al Referendum si è passati inevitabilmente al Sì o No a Matteo Renzi. Una personalizzazione che ha avuto nel premier il principale artefice e poco è servito tornare sui propri passi tentando vanamente di tranquillizzare i toni dello scontro.

Occhi puntati sull’Italia

Non sono piaciute a nessuno le dichiarazioni rilasciate dall’ambasciatore americano in Italia, John Philips, sullo spettro che aleggerebbe dietro la vittoria del No al Referendum (“Sarebbe un passo indietro sugli investimenti stranieri in Italia” ndr).

Un’ingerenza così forte alla vigilia di un voto non è una novità per l’Europa (basterebbe citare il precedente non lontano del Brexit). Da destra a sinistra si è sollevato un coro di indignazione per lo spot del diplomatico Usa che ha finito con l’inasprire il richiamo a quei cosiddetti poteri forti più volte attaccati in questi ultimi giorni.

Non della stessa portata, ma comunque molto significativa, è stata la mano tesa da Berlino al governo. Angela Merkel ha rinnovato il sostegno a Matteo Renzi per le sue “attività di politica interna” e per “le riforme che ha avviato come sul lavoro”. La minoranza PD, con Bersani in testa, è insorta rivendicando indipendenza per l’elettorato italiano.

Anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è intervenuto predicando serenità: “Nulla muta il fatto che la sovranità è demandata agli elettori”.

L’attacco alla Bestia

Tra i più attivi nella campagna per il No al Referendum Costituzionale, c’è senza dubbio Sinistra Italiana. Dopo aver etichettato con il termine “Bestia” la struttura che coordina la propaganda elettorale del premier Renzi, i deputati guidati da Arturo Scottohanno presentato una nuova interrogazione parlamentare per far luce sulle risorse che nutrono la struttura. Un’organizzazione che vede al timone Jim Messina (già stratega della comunicazione di Barack Obama) e che potrebbe beneficiare, secondo Sinistra Italiana, del cosiddetto fondo pubblico miliardario per le “esigenze indifferibili” voluto e istituito da Palazzo Chigi.

Una possibilità che i parlamentari hanno chiesto al ministro Maria Elena Boschi di smentire immediatamente, nell’ottica della par condicio in vigore per gli appuntamenti elettorali e referendari. In considerazione delle enormi risorse della Bestia, infine, Sinistra Italiana ha lanciato un’altra richiesta al governo Renzi: destinare un terzo del suo fondo miliardario a tutti i territori colpiti dal sisma che ha raso al suolo intere comunità del Centro Italia.