Gli esami non finiscono mai, recitava il grande Eduardo De Filippo. In politica i test sono realmente infiniti e, per quanto riguarda l'Unione Europea in questo preciso momento storico, sembrano essere praticamente all'ordine del giorno. Scongiurati i muri anti-migranti di Orbanin Ungheria, un altro spettro con caratteristiche ultranazionaliste ed euroscettiche si aggira in Austria. Si chiama Norbert Hofer, leader del Partito della Libertà, e sembrava essere stato esorcizzato lo scorso 22 maggio al turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali.

Dopo aver stravinto al primo turno contro Popolari e Socialdemocratici - i due partiti che si sono dati il cambio al governo austriaco dal dopoguerra ai giorni nostri - il candidato di una destra che in passato era stata guidata dal discusso e discutibile Jorg Haider e che in tanti hanno definito senza mezzi termini "neonazista", aveva un ultimo ostacolo da abbattere. Alexander Van der Bellen, candidato dei Verdi, si era guadagnato il ballottaggio arrivando in scia ad Hofer ma staccato da quasi 14 punti percentuale (21,3 contro 35,1 %). Sappiamo tutti com'è andata: Van der Bellen ha vinto per una manciata di voti (50,3 contro 49,7 %) ma il Partito della Libertà ha presentato ricorso lamentando "brogli elettorali".

Le accertate irregolarità da parte dell'apposita commissione superpartes hanno dunque portato alla ripetizione del voto.

Perché la destra è favorita

Si doveva andare alle urne il 2 ottobre, lo stesso giorno del referendum sulle quote dei migranti che si è tenuto in Ungheria. Ma il ministero degli interni di Vienna, il mese scorso, ha ‘scoperto’ che le buste destinate al voto per corrispondenza non si chiudevano a dovere ed erano a rischio manomissione.

Questione di colla? Fosse accaduto in Italia, la stampa internazionale ci avrebbe montato su le inevitabili ironie, ma ai cari 'vecchi nemici' austriaci diamo il beneficio del dubbio relativo ad un sistema elettorale probabilmente da rivedere ed attendiamo, pertanto, il fatidico 4 dicembre, quando finalmente l'Austria potrà avere il suo Presidente della Repubblica.

Da un referendum ad un altro, curiosamente la data designata è la stessa del Referendum italiano sulla Riforma Costituzionale. Inutile dire che Norbert Hofer è il favorito di questa tornata elettorale. La sua macchina propagandistica sta puntando inevitabilmente sui brogli suddetti che ne determinarono la sconfitta lo scorso maggio ed è palese che, essendo stato parte lesa, esce sicuramente meglio del suo avversario agli occhi degli elettori indecisi che solitamente risultano decisivi in una competizione equilibrata. Per il resto, il suo programma non è certamente diverso da quello degli altri partiti e movimenti di estrema destra: “più sicurezza e meno immigrazione”. Una ricetta che, stando ai risultati dei mesi scorsi, gli austriaci hanno già mostrato di apprezzare.