In Italia ha destato parecchia curiosità la notizia che il deputato leghista Paolo Grimoldisi trovasse a Budapest ad attendere, insieme a Viktor Orban ed altri leader dell'estrema destra europea, i risultati del voto relativo al referendum sulle quote dei rifugiatidisposte dall'Unione Europea. Un invito formulato al partito di Matteo Salvini dal premier magiaro in persona. L'interesse con cui la Lega Nord guarda altri partiti e personaggi di spiccata indole populista non è una novità, basti pensare alle dichiarazioni d'amore politico dello stesso Salvini nei confronti della francese Marine Le Pen, dell'austriaco Norbert Hofer e, addirittura di Donald Trump.

In merito, le trasferte del Carroccio non sono state così fortunate se consideriamo che Trump ha addirittura negato di aver incontrato Matteo Salvini, nonostante le foto che i due hanno scattato insieme, e che l'attesa ungherese al fianco di Orban ha avuto un epilogo deludente. Qualche organo di stampa ha azzardato che la visita di Grimoldi a Budapest era in realtà finalizzata ad un progetto di cooperazione politica più ampio, come quello che di far aderire la Regione Lombardia a 'Visegrad', il patto che riunisce l'Ungheria con altri tre Stati del dissolto blocco comunista come Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca i cui governi, in questo momento, sono accomunati da una politica di netta opposizione all'arrivo di nuovi migranti.

'Lezione di democrazia'

Paolo Grimoldi, dopo l'ufficializzazione del risultato del referendum che ovviamente viene invalidato alla luce del mancato quorum, guarda al bicchiere mezzo pieno. "Il referendum non ha raggiunto il quorum necessario - ha detto - ma si è trattato comunque di una lezione di democrazia offerta dagli ungheresi, a differenza dell'Italia che si è riempita di immigrati senza mai chiedere il parere dei cittadini.

Ad aprire le porte a questa invasione è stato un Governo come quello di Renzi, mai eletto dai cittadini con un premier che non era nemmeno candidato alle elezioni". Ci sarebbe da chiedere ai vertici leghisti un ulteriore parere sul "democratico Orban" che, nonostante i suoi connazionali abbiano scelto di non esprimersi in merito snobbando il referendum, sta pensando di modificare la Costituzionein modo da scavalcare Bruxelles e milioni di ungheresi ai quali la questione semplicemente non interessa. Alla faccia della lezione di democrazia.