Secondo Roberta Lombardi dietro le accuse mosse nel 2016 contro il consigliere capitolino pentastellato, Marcello De Vito, ci sarebbe lo zampino di Raffaele Marra. De Vito, già candidato sindaco per il M5S nel 2013, sarebbe stato bloccato nella corsa a due per il Campidoglio, proprio contro Virginia Raggi, dalle accuse di abuso di ufficio mosse dalla stessa Raggi e dagli altri due consiglieri comunali, Daniele Frongia e Enrico Stefàno. C’è da dire che la versione dei fatti raccontata dalla Lombardi sabato scorso ai magistrati di piazzale Clodio è de relato.

Ovvero, afferma la deputata, riferitale da un non meglio identificato ‘collaboratore del M5S’. Collaboratore misterioso audito lui stesso domenica scorsa, unitamente a De Vito che, però, non ha saputo fornire elementi utili alle indagini, anche se al corrente delle ‘voci’ che giravano su Marra. Particolari di una vicenda ancora oscura raccontati sul Fatto Quotidiano dal giornalista investigativo Marco Lillo.

I fatti accaduti nel 2016

In pratica, secondo la gola profonda confidente della Lombardi, dietro le accuse mosse il 7 gennaio 2016 contro De Vito dal trio Raggi-Frongia-Stefàno ci sarebbe l’onnipresente capo del personale del Campidoglio Raffaele Marra, attualmente in carcere perché accusato di corruzione.

Durante quella drammatica riunione di un anno fa - presenti anche Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, la già citata Lombardi, Paola Taverna, ma anche il responsabile della comunicazione Rocco Casalino- l’attuale presidente dell’assemblea capitolina venne accusato di aver commesso il reato di abuso di ufficio a causa di una sua richiesta di accesso agli atti in merito ad una sanatoria edilizia compiuta il 19 marzo 2015.

Accuse strumentali, si difende De Vito. Ma ormai la sua ‘reputazione politica’ era stata scalfita e, infatti, le ‘comunarie’ online del successivo 23 febbraio vennero vinte a mani basse dalla Raggi (1746 preferenze contro 1347).

La difesa di Frongia

La ‘parte lesa’ De Vito avrebbe, secondo il Fatto, anche preparato un esposto per accusare i colleghi di diffamazione calunnia e falso.

Denuncia rimasta per il momento in un cassetto. Ora i pm capitolini potrebbero ascoltare anche i ‘pezzi grossi’ Di Battista, Ruocco e Taverna. Intanto, uno degli accusati, l’ex vice sindaco Daniele Frongia, si difende. “Non è vero niente - dichiara negando ogni addebito - Marra non aveva nessun contatto con noi in quel periodo. È documentabile e l’accusa si può smontare facilmente. Non è vero nemmeno che io abbia sventolato un parere contro De Vito. Non c’è nessun esposto contro di noi. Querelo tutti”. Esposto presentato, invece, dal senatore berlusconiano Andrea Augello.